"Allo Stato interessa maggiormente la persona o il profitto?". In questo interrogativo il segretario della Consulta nazionale antiusura, mons. Alberto D'Urso, raggiunto telefonicamente dal SIR il 16 dicembre a Napoli mentre era in corso il Consiglio dell'organismo, sintetizza le preoccupazioni della Consulta, che "a breve si esprimerà con un documento ufficiale", per i dati sul gioco resi noti il giorno prima dall'Eurispes.
I numeri. Con 35 milioni di italiani coinvolti e una spesa complessiva di 194 miliardi di euro negli ultimi sei anni, il mercato dei giochi ha raggiunto nel nostro Paese proporzioni tali da poter essere considerato una vera industria. È il dato più significativo del Rapporto Eurispes "Il gioco in Italia: da fenomeno di costume a colosso dell'industria", presentato il 15 dicembre a Roma. Secondo l'indagine "il boom della raccolta" si è registrato nel 2009: "Il trend di crescita continuerà fino a toccare 58 miliardi di euro nel 2010. La raccolta complessiva dei giochi in Italia nei primi nove mesi del 2009 ha superato i 39 miliardi di euro (+14,4% rispetto ai primi nove mesi del
2008) , con un valore medio di raccolta mensile di 4,3 miliardi e punte massime di 4,5 miliardi nei mesi di gennaio e marzo". Dati che, sottolinea l'Eurispes, confermano e rafforzano ulteriormente il trend in crescita registrato nel corso degli ultimi sei anni. Tale crescita non ha però interessato in maniera omogenea tutte le diverse tipologie di giochi, ma è il risultato del bilanciamento tra la minore raccolta dei giochi a base ippica, del bingo e del lotto; e la maggiore raccolta del Superenalotto, degli apparecchi da intrattenimento, dei giochi a base sportiva e delle lotterie.
Anche molto giovani. Secondo l'Eurispes gli italiani tentano "sin da giovani il colpo grosso". Dal campione (1.007 persone) emerge infatti che "il 39% ha investito per la prima volta dei soldi per giocare tra i 18 e i 25 anni, mentre il 38,4% tra i 13 e i 17 anni". Ci si avvicina per la prima volta a questo mondo in maniera casuale (23,7%) o per puro spirito di emulazione di amici o parenti (20,2%). Scende, invece, il numero di coloro che hanno giocato per la prima volta per vincere denaro (18,4%) o di chi lo ha fatto semplicemente per puro divertimento (16%). C'è, infine, chi si è avvicinato al gioco per risolvere i propri problemi economici (3,4%). Il 73,7% dei giocatori risulta appassionato dal concorso Gratta e vinci: ci gioca tutti i giorni l'1,6%, più di una volta a settimana il 4,8%, spesso il 17,5%, raramente il 24,1% e qualche volta il 25,7%. Affidano i propri sogni di ricchezza al SuperEnalotto e al Lotto, rispettivamente il 72,3% ed il 61,7%. In particolare il 22,3%, pari cioè a poco più di 11 milioni di italiani, tenta la sorte al SuperEnalotto circa una volta al mese. All'interno del fatturato dell'economia criminale, stimato dall'Eurispes intorno ai 175 miliardi di euro, il gioco d'azzardo e le scommesse clandestine occupano un posto di rilievo, con un giro di affari stimabile intorno ai 23 miliardi, pari al 13,1% dell'intero fatturato dell'economia criminale.
Il commento. "Ancora una volta - afferma mons. D'Urso, per il quale i dati non sono una sorpresa ma una conferma - da un lato, chiediamo una riflessione al governo e agli uomini della politica affinché si ponga un freno alla diffusione di questi giochi e vengano offerte strade diverse da quelle del ricorso all'illusorietà della fortuna a chi si trova in difficoltà economica; dall'altro, rilanciamo l'allarme affinché questa emergenza sia posta all'ordine del giorno anche all'interno della riflessione della Chiesa". Mons. D'Urso denuncia "un aumento del sovraindebitamento e del ricorso ai prestiti usurai - spesso presso finanziarie indicate dalle stesse agenzie di gioco - da parte, soprattutto, delle fasce più fragili della popolazione: persone che hanno appena perduto il lavoro, anziani e casalinghe". Il segretario della Consulta chiede inoltre che ai giocatori patologici venga assicurata dallo Stato la possibilità di cura e recupero, perché tale dipendenza "è un grave problema economico, sociale e culturale". Ma anche familiare: con riferimento alla giovane età dei giocatori, mons. D'Urso precisa che "a 12-13 anni ed anche prima i ragazzi comperano il Gratta e vinci", e sottolinea "lo scandalo" di "famiglie che vanno a giocare con i bambini piccoli, anche se questi non potrebbero entrare nelle sale da gioco". "Che tipo di esempio - si chiede - offrono questi adulti ai loro figli?". Per il sacerdote, inoltre, "è inutile limitarsi a condannare il gioco illegale: tutto ciò che fa male alle persone, e dunque è immorale, non può essere mai legale, in particolare se abusa della debolezza altrui". "Lo Stato - conclude - è un pessimo maestro: da un canto, fa le leggi per aiutare le persone sovraindebitate; dall'altro, con l'estrema diversificazione dell'offerta di gioco moltiplica le tentazioni e con una propaganda martellante cerca di raggiungere qualsiasi segmento di potenziali giocatori incentivando così proprio quel sovraindebitamento che tenta di combattere". INFO
Commenti
Assolutamente d'accordo con lei. Mi piace la tua idea. Offerta di mettere una discussione generale.