Il bambino obeso della società occidentale e il bimbo denutrito dell’Africa sono il frutto dello stesso sistema economico. Basta questa affermazione dell’economista indiana Vandana Shiva per spiegare il significato più profondo del tema dell’Expo del 2015. « Nutrire il pianeta. Energia della vita » vuole essere un dibattito a tutto campo sulla nutrizione che spazia dai problemi legati alla povertà nel mondo alla sicurezza e all’educazione alimentare.
Legandosi da una parte agli obiettivi per il millennio fissati dall’Onu proprio per il 2015, sottoscritti da 189 nazioni,
che auspicano un dimezzamento della povertà, dall’altra alle tematiche ambientali, sfruttamento del pianeta, inquinamento e ogm, e alla cattiva alimentazione dei paesi occidentali. L’ultimo rapporto della Fao, l’organismo delle Nazioni unite creare per combattere la fame nel mondo, ha segnalato per il 2009 un ulteriore aumento delle persone sotto alimentate, che hanno superato il muro del miliardo ( 1.020.000.000 per l’esattezza).
Quasi un sesto della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Una contraddizione se si pensa che la produzione agricola potrebbe soddisfare i bisogno di 12 miliardi di persone. Superare le diseguaglianze e aiutare i paesi del Terzo mondo a sviluppare un’agricoltura capace di rispondere alle esigenze nutritive della popolazione è la grande sfida lanciata dall’Expo milanese. E mentre lo scontro politico sulle nomine, i possibili ritardi nella realizzazione delle opere o il rischio di infiltrazioni mafiose hanno trovato in questi anni ampio spazio sui giornali, la ' missione' culturale, scientifica ed economica dell’Expo sinora è rimasta un po’ in ombra.
Un comitato scientifico composto da 17 luminari italiani e stranieri è stato incaricato di supervisionare la qualità delle iniziative mentre una costola della società di gestione si occupa direttamente di dipanare la matassa del tema. Partendo dal presupposto che l’uomo è l’unico soggetto vivente per il quale l’alimentazione non è solo un bisogno ma anche un valore simbolico e culturale. « Dal Simposio di Platone all’Ultima cena di Leonardo lo sfamarsi assume sempre la veste di una metafora della fame di sapere e di felicità dell’uomo » , sottolinea Alberto Mina, direttore dello Sviluppo del Tema e delle Relazioni internazionali di Expo 2015. Al centro dell’evento ci sarà un grande sforzo educativo, rivolto ai giovani e ai paesi in via di sviluppo.
Padiglioni tematici e i famosi orti ideati dal team di architetti che ha elaborato il progetto di massima del sito espositivo renderanno ' visibile' il tema. « Vogliamo costruire uno spazio che esprima lo sforzo che l’umanità sta facendo per combattere la fame nel mondo » , ha detto l’architetto Stefano Boeri. Una serie di dibattiti e di iniziative culturali ( sono previsti 40 eventi al giorno) animeranno la discussione su come rendere possibile uno sviluppo sostenibile. Si sta lavorando anche a progetti concreti. Il primo riguarda la creazione di una Borsa telematica dell’Alimentazione, che permetta anche ai paesi meno sviluppati di vendere le proprie merci senza intermediari. Un altro progetto è la creazione, insieme alla Fondazione Qualivita di Siena, di un grande atlante dei prodotti geografici nel quale inserire circa 8000 prodotti da tutto il mondo. Ma la speranza è anche quella di lasciare in eredità un messaggio forte che non si esaurisca nei sei mesi dell’Expo: un centro per lo sviluppo sostenibile, con sede a Milano, una nuova istituzione aperta ad associazioni non governative decise a mettersi in rete per un obiettivo comune. « Un cambio di mentalità secondo me è possibile il centro sarà uno strumento di buona pratica per aiutare lo sviluppo sostenibile » , sostiene Adriano Gasperi, segretario del comitato scientifico che in questi anni proporrà una serie di forum internazionali sull’alimentazione. Il primo, nel 2010 sarà dedicato alla Sicurezza alimentare alla biodiversità.
Ci sono poi i progetti di cooperazione internazionale avviati dall’Italia in fase di candidatura e che costituiscono un corollario all’Expo. Duecento quelli già avviati: borse di studio per i giovani ma anche iniziative particolari come gli impianti di alta tecnologia per prevenire i maremoti e la riconversione di terreni dalla droga a piantagioni ' pulite' come il cacao. E poi c’è la grande scommessa finale: quella di concludere, come hanno sottolineato il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi e l’oncologo Umberto Veronesi nel corso degli Stati Generali della scorsa estate, l’Expo con un documento contro la povertà. La « Carta 2015, l’impegno di Milano e della Lombardia oltre l’Expo » si propone di essere una guida per i paesi che abbia la stessa autorità del protocollo di Kyoto per i temi ambientali. La sfida è lanciata, adesso ci sono cinque anni per vincerla.
Legandosi da una parte agli obiettivi per il millennio fissati dall’Onu proprio per il 2015, sottoscritti da 189 nazioni,
che auspicano un dimezzamento della povertà, dall’altra alle tematiche ambientali, sfruttamento del pianeta, inquinamento e ogm, e alla cattiva alimentazione dei paesi occidentali. L’ultimo rapporto della Fao, l’organismo delle Nazioni unite creare per combattere la fame nel mondo, ha segnalato per il 2009 un ulteriore aumento delle persone sotto alimentate, che hanno superato il muro del miliardo ( 1.020.000.000 per l’esattezza).
Quasi un sesto della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Una contraddizione se si pensa che la produzione agricola potrebbe soddisfare i bisogno di 12 miliardi di persone. Superare le diseguaglianze e aiutare i paesi del Terzo mondo a sviluppare un’agricoltura capace di rispondere alle esigenze nutritive della popolazione è la grande sfida lanciata dall’Expo milanese. E mentre lo scontro politico sulle nomine, i possibili ritardi nella realizzazione delle opere o il rischio di infiltrazioni mafiose hanno trovato in questi anni ampio spazio sui giornali, la ' missione' culturale, scientifica ed economica dell’Expo sinora è rimasta un po’ in ombra.
Un comitato scientifico composto da 17 luminari italiani e stranieri è stato incaricato di supervisionare la qualità delle iniziative mentre una costola della società di gestione si occupa direttamente di dipanare la matassa del tema. Partendo dal presupposto che l’uomo è l’unico soggetto vivente per il quale l’alimentazione non è solo un bisogno ma anche un valore simbolico e culturale. « Dal Simposio di Platone all’Ultima cena di Leonardo lo sfamarsi assume sempre la veste di una metafora della fame di sapere e di felicità dell’uomo » , sottolinea Alberto Mina, direttore dello Sviluppo del Tema e delle Relazioni internazionali di Expo 2015. Al centro dell’evento ci sarà un grande sforzo educativo, rivolto ai giovani e ai paesi in via di sviluppo.
Padiglioni tematici e i famosi orti ideati dal team di architetti che ha elaborato il progetto di massima del sito espositivo renderanno ' visibile' il tema. « Vogliamo costruire uno spazio che esprima lo sforzo che l’umanità sta facendo per combattere la fame nel mondo » , ha detto l’architetto Stefano Boeri. Una serie di dibattiti e di iniziative culturali ( sono previsti 40 eventi al giorno) animeranno la discussione su come rendere possibile uno sviluppo sostenibile. Si sta lavorando anche a progetti concreti. Il primo riguarda la creazione di una Borsa telematica dell’Alimentazione, che permetta anche ai paesi meno sviluppati di vendere le proprie merci senza intermediari. Un altro progetto è la creazione, insieme alla Fondazione Qualivita di Siena, di un grande atlante dei prodotti geografici nel quale inserire circa 8000 prodotti da tutto il mondo. Ma la speranza è anche quella di lasciare in eredità un messaggio forte che non si esaurisca nei sei mesi dell’Expo: un centro per lo sviluppo sostenibile, con sede a Milano, una nuova istituzione aperta ad associazioni non governative decise a mettersi in rete per un obiettivo comune. « Un cambio di mentalità secondo me è possibile il centro sarà uno strumento di buona pratica per aiutare lo sviluppo sostenibile » , sostiene Adriano Gasperi, segretario del comitato scientifico che in questi anni proporrà una serie di forum internazionali sull’alimentazione. Il primo, nel 2010 sarà dedicato alla Sicurezza alimentare alla biodiversità.
Ci sono poi i progetti di cooperazione internazionale avviati dall’Italia in fase di candidatura e che costituiscono un corollario all’Expo. Duecento quelli già avviati: borse di studio per i giovani ma anche iniziative particolari come gli impianti di alta tecnologia per prevenire i maremoti e la riconversione di terreni dalla droga a piantagioni ' pulite' come il cacao. E poi c’è la grande scommessa finale: quella di concludere, come hanno sottolineato il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi e l’oncologo Umberto Veronesi nel corso degli Stati Generali della scorsa estate, l’Expo con un documento contro la povertà. La « Carta 2015, l’impegno di Milano e della Lombardia oltre l’Expo » si propone di essere una guida per i paesi che abbia la stessa autorità del protocollo di Kyoto per i temi ambientali. La sfida è lanciata, adesso ci sono cinque anni per vincerla.
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