Per
l’Unesco la basilica è il primo “patrimonio dell’umanità”
targato Palestina. Ma Israele e Usa considerano illegittima la
presenza dell’Autorità di Ramallah nell’organismo culturale
dell’Onu
Una
tempesta
diplomatica
sta per abbattersi sul tetto - già di suo malandato - della basilica
della Natività a Betlemme.
L'Unesco
l'ha inserita oggi neii siti patrimonio dell'umanità - nel corso
della sessione in programma dal 24
giugno al 6 luglio
a San Pietroburgo - «Luogo della nascita di Gesù, chiesa della
Natività e via dei pellegrini a Betlemme». Il
santuario cristiano diventa il primo «patrimonio dell'umanità»
targato Palestina.
A differenza di quanto accaduto all'Onu, infatti, dall'ottobre scorso
l'Autorità con sede a Ramallah è stata ammessa all'Unesco
come Stato a pieno titolo.
Che
la basilica della Natività sia un patrimonio
dell'umanità
è fuori discussione: si tratta di una delle prime tre chiese che nel
IV
secolo l'imperatore Costantino fece costruire
nei luoghi più importanti della vita di Gesù. E quella che i
pellegrini oggi visitano a Betlemme è ancora la versione
bizantina fatta costruire da Giustiniano nel VI secolo.
Dunque è
l'edificio cristiano più antico tra quelli della Terra Santa.
Il problema vero, però, è politico:
Israele
considera illegittima la presenza della Palestina all'Unesco. E gli
Stati
Uniti
stanno dalla loro parte, al punto da aver congelato
per protesta il loro (ingente) contributo al bilancio dell'organismo
culturale dell'Onu. Con il riconoscimento della basilica della
Natività come sito proprio, dunque, la Palestina mira ad acquisire
un nuovo risultato in questo braccio di ferro. E tra l'altro la
libertà di accesso a questo «patrimonio dell'umanità» potrebbe
diventare una carta in più da giocare contro Israele su questioni
come i check-point o il tracciato del muro a Betlemme.
Per
questi stessi motivi, però, da parte cristiana c'è meno entusiasmo
di quanto ci si aspetti rispetto a questa mossa. Temendo
strumentalizzazioni
il Custode
di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa
aveva chiesto che il riconoscimento fosse per la città di Betlemme
nel suo insieme e non specificamente per la basilica. L'intento era
sottolineare la valenza spirituale e sovranazionale di questo come di
tutti gli altri Luoghi Santi. Ciò che sta a cuore è soprattutto
evitare che i dissidi
politici ritardino ulteriormente i lavori di restauro
del tetto: ogni volta che piove, infatti, in basilica entra acqua
rischiando di creare danni in questo luogo così importante.
GIORGIO
BERNARDELLI
Vaticaninsider.it
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