Le
parrocchie italiane amiche di p. George Emeka Ekwuru ( da
me intervistato QUI ), nigeriano, si sono strette nelle scorse
settimane in una catena di preghiera per la situazione drammatica in
cui versa quella terra. Hanno inoltre confezionato una icona - che le
sarà consegnata nel prossimo mese quando è atteso in Italia - sul
cui verso sono stati affissi alcuni pensieri espressi dalle diverse
comunità coinvolte nell'invocazione. Di seguito, quella formulata
dalla parrocchia di Bresso.
Anche la
Comunità parrocchiale della Madonna della Misericordia in Bresso ha
pregato, e continua a farlo, per la Nigeria. Per l'intera nazione e
per i singoli.
La preghiera
è luogo di incontro tra la pazienza degli uomini e quella di Dio. E
così la viviamo. Non invochiamo soluzioni spicciole o abbracciamo la
causa degli uni a discapito degli altri. Anche perché le notizie che
arrivano in occidente sono scarse. E questo, da solo, basta a farci
sentire inadatti alla rappresentanza.
Tuttavia
sappiamo che la preghiera è lo spazio comune che Dio offre per la
salvezza dell’uomo e per la comunione tra gli uomini. Anzi, nella
quale si offre a coloro che gridano giorno e notte invocando
l’intervento di Dio nella storia.
Ha scritto
il Card. Martini: «Intercedere è un atteggiamento molto più serio,
grave e coinvolgente, è qualcosa di molto più pericoloso.
Intercedere è stare là, senza muoversi, senza scampo, cercando di
mettere la mano sulla spalla di entrambi e accettando il rischio di
questa posizione».
Con
l'apparente inutilità di chi sta fermo tentiamo di pregare
camminando tra Dio e l’uomo; procedendo nella pazienza e
nell’attesa della compassione di Dio per l’uomo che fa esperienza
della sua debolezza, appesantito dall’ingiustizia e dalla violenza.
Come vittima o come attore.
"Chi
prega, ha le mani sul timone della storia", diceva S. Basilio
Magno. Ci crediamo. Ma, Signore, aumenta la nostra fede.
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