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Giovane uccide e brucia quindicenne in Calabria. Il mio commento oggi a Radio Marconi


È oggi su tutti i giornali. Un giovane avrebbe litigato con la quindicenne Fabiana per gelosia, poi l'ha accoltellata e ne ha bruciato il corpo prima ancora che la ragazza fosse morta. Proviamo ad andare un po' oltre la cronaca macabra...
Il primo mio pensiero è di vicinanza ai genitori di entrambi i ragazzi. Una decina di anni fa, nella città in cui stavo, mi era capitato un caso simile. E i parenti della ragazza dissero: meglio essere i genitori di una ragazza uccisa che quelli di un ragazzo assassino. In questi anni trascorsi ho sperimentato che - per quanto cruda sia questa affermazione - è vera. Per questo non possiamo dimenticare il dramma nel dramma. Le due famiglie.

L'episodio scaturisce da una relazione d'amore. Cosa pensa di questi amori violenti?
La seconda considerazione riguarda proprio il rapporto affettivo tra adolescenti. Il
ragazzo stesso ha ammesso: l'ho fatto perchè mi ha detto di no. La psicologia - ma anche l'esperienza diretta di ciascuno - insegna che a questa età si cerca un rapporto per l'appagamento di sé, per sentirsi confermati, e non per la relazione i se stessa. Se si cercasse la relazione si sarebbe pronti ad accettare i no. Perchè la relazione si fonda sulla libertà. È garantita dalla libertà. Anche quella di dire di no. Ma tra gli adolescenti - come dicevo in forma forse eccessivamente schematica, ma non falsa - non si cerca la relazione bensì si è alla ricerca di sé. Il meccanismo psicologico palesato dal ragazzo allora mi sembra assolutamente normale. La patologia specifica credo sia invece nella incapacità di gestire le emozioni senza violenza. E qui entra in gioco il contesto. Mi ha raggelato leggere stamani la testimonianza di un cittadino di Corigliano : «Tutti giriamo col coltello, qua, una coltellata ci può stare... ma quel maledetto l'ha bruciata viva». Come se vi fossero gradi di violenza accettabili fin tanto che non sfuggono di mano.

Gli adulti, la società hanno colpe in casi come questi?
Non è questo il caso poiché la cronaca dice che il rapporto tra i due ragazzini era avversato almeno dalla famiglia di lei.
Ma in generale riscontro che un certo clima dannoso spesso è provocato proprio dalle famiglie di origine e da una certa cultura. Lo vedo frequentemente anche nel mio oratorio. Che gli adolescenti prendano sul serio il loro rapporto, ci sta. Ma che lo vivano allo stesso modo gli adulti, questo no. Che i genitori di teenager si chiamino – per quanto solo per vezzo – “consuoceri” e abbiano tra loro una famigliarità motivata solo da questo è deleterio. Carica di un significato improprio una relazione. Così come lo fa il linguaggio che falsa la realtà. Oggi tutte le cronache parlano di coppia di fidanzati e di fidanzato omicida. Ma, come argomentavo prima, a 15 anni non c'è alcun fidanzamento! È questa la prima verità da insegnare. La bellezza della gradualità. La tenerezza di un bocciolo d'amore da custodire come dono delicato che può in ogni momento gelarsi.
Curioso e drammatico: gli adulti si descrivo a partire da unioni liquide; i ragazzi invece dall'istituto del fidanzamento. Ci piacerebbe trovare un rasserenante capro espiatorio per violenze simili. Ma nel gregge invece ci siamo pure noi.

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