Il titolo
era lungo e un po' criptico, quindi scoraggiante. Sembrava quello di
un film di Lina Wertmüller. Suonava così: “Dalle
acque amare alle 12 sorgenti, con 70 palme. Lettura sapienziale
dell'Esodo, nell'anno della Fede”.
I giorni per
me adatti e il nome del predicatore mi hanno fatto decidere però per
il sì. E così mi sono recato a Sezano, Verona, nella casa di
spiritualità degli Stimmatini (http://stimmatinisezano.blogspot.it),
per ascoltare mons. Giancarlo Bregantini sul tema annunciato.
La
due-giorni è stata molto golosa, vissuta in un
clima sereno e
famigliare. C'erano credenti e agnostici. Il vescovo di Campobasso si
è mostrato un uomo di Dio: profondo, spiritoso e sincero. Sia quando
con indubbia preparazione specifica ha attraversato i testi biblici,
sia quando con schiettezza - sollecitato sul suo discusso
trasferimento da Locri a Campobasso - ha raccontato di come al suo
ingresso in Molise nessun vescovo calabrese fosse presente. Proveatur
ut amoveatur? Amoveatur senz'altro, ha risposto. E sempre con levità
e con storielle (è amante delle favole dei fratelli Grimm, ne ha
commentate diverse) ha infarcito le sue meditazioni sapienziali.
“Il
parroco suona le campane, i laici i campanelli”, ha detto in
un'altra occasione. Descrivendo fulmineamente così il rinnovato
panorama pastorale e la necessità dell'annuncio da parte dei laici.
Nonostante la sua permanenza decennale al Sud, da buon trentino, non
ha fatto mancare all'eloquio inserzioni del suo dialetto.
Ma torniamo
al tema annunciato dal titolo. È mutuato da quello scelto dalla
diocesi di Campobasso per animare in questo anno della Fede i
Cenacoli del Vangelo, i gruppi di ascolto della Parola. Esiste un
fascicolo con funzione di guida. Purtroppo è pro-manoscritto e non
si trova in commercio. Dalla prefazione traggo questo stralcio, a
firma del vescovo stesso, che dà ordine pure alle meditazioni e
dichiara lo scopo del ritiro di Verona:
«Una
parola va detta sul titolo che abbiamo scelto: "Dalle acque
amare alle 12
sorgenti,
con 70
palme.
Lettura sapienziale dell'ESODO, nell'anno della Fede". È il
riferimento
diretto ad un episodio, che commenteremo lungo il nostro cammino, in
Esodo 15,
22-27. Infatti,
appena usciti dall'Egitto, incamminati con entusiasmo lungo il
deserto,
gli Israeliti si imbattono nella prima grande difficoltà: la sete.
L'oasi che hanno finalmente intravisto si presenta loro deludente. È
infatti
"amara" cioè imbevibile,
da
sputar fuori non appena la si mette in bocca. Tanto è amara. È
contenuta
tutta l'amarezza della schiavitù, da cui faticosamente, con la guida
di Mosè, sono usciti. È l'amarezza della nostra Crisi, che nessuno
sa dirci quanto durerà e come ci cambierà. Amara. Come quell'acqua
del deserto. Che fa Mosè? Ascoltando la voce di Dio, prende un
pezzetto di legno e lo getta nell'acqua. Ed essa "divenne
dolce". Così Dio appare a loro, con evidenza, come il Signore
che guarisce!
Si coglie così perché abbiamo
scelto questo libro, proprio nell'anno della fede: perché solo così
potremo cogliere il vero volto del nostro Dio. È un Dio liberatore,
il nostro "Goèl ", alleato, vicino, forte nel dolore e
presente nella prova, paziente e geloso insieme, che opera nel creato
pur di salvare il suo popolo.
È
un
Dio che accompagna. Libera dall'amarezza e fa intravedere al suo
popolo un'oasi nuova, bella, ricca di ben 12
sorgenti,
con 70
palme.
Simbolo evidente della Chiesa. Cioè di comunità cristiane che sanno
trasformare la crisi in opportunità, l'amarezza in fraternità, la
solitudine in compagnia. Perché è un Dio che fa ALLEANZA».
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