Passa ai contenuti principali

Il Sacro Monte, possibile meta delle diocesi lombarde?

Questo è l'intervento che ho tenuto al convegno celebrato presso il Sacro monte di Varallo (vedi post precedente) in occasione del restauro di alcune cappelle.

Il Sacro Monte, possibile meta delle diocesi lombarde?
Varallo 23.10.10

Ringrazio sentitamente gli organizzatori di questo convegno, per l’invito rivoltomi, e saluto con cordialità tutti i presenti. Permettetemi subito di dichiarare quanto mi
senta di giocare in casa pur arrivando io da un’altra regione per quanto confinante. La storia con la S maiuscola – che solo evoco, poiché nelle precedenti sessioni se ne è detto con proprietà - ha reso i nostri territori decisamente omogenei sotto molti punti di vista; la storia con la s minuscola – quella personale – ha fatto incontrare poi la mia adolescenza con questi luoghi, caricandoli così di grande affetto.
Tutto ciò dico – di là dai personalismi – poiché mi è di aiuto per cancellare il punto di domanda che incombe sul titolo del mio intervento.
Parlerò quindi dando per acquisito che il Sacro monte è una meta possibile per le diocesi lombarde. Seguirò un percorso narrativo offrendo alcune idee con declinazione immediata ed altre che affiderò invece alla vostra traduzione più fantasiosa e meditata aperta alla collaborazione. Non un prontuario di uso a breve scadenza, allora, bensì un contributo alla tempesta di idee di questi giorni sarà la mia relazione.
Cosa – a me lombardo - piacerebbe poter trovare al Sacro monte di Varallo è pertanto la domanda cui tenterò di rispondere. Una domanda che ne nasconde un’altra: per che cosa – dalla Lombardia – si sarebbe disposti a muoversi per giungere sino qui?
Comincio da alcune considerazioni più generali in quanto concorrono a chiarire il quadro di senso entro cui mi pongo e facilitano forse una comunione di linguaggio per un più proficuo dibattito successivo.
Quale lo specifico dei santuari: l’esercizio della misericordia (S. Carlo)
I santuari sono le «fortezze della fede e della pietà popolare» e perciò devono offrire ai pellegrini una «particolare disponibilità ad amministrare il sacramento della Penitenza e alla frequente celebrazione quotidiana del sacramento dell’Eucaristia».
Il sottosegretario della Congregazione per il clero, ha detto così la scorsa settimana a Paola, in provincia di Cosenza, rivolgendosi ai 180 rettori e operatori dei santuari italiani riuniti in convegno. E il suo discorso ha assegnato un mandato chiaro a chi gestisce le aree che sono meta, ogni anno, di milioni di fedeli: è necessario, ha proseguito il prelato, puntare «alla riscoperta e alla valorizzazione dell’autentica identità e missione sacerdotale». Le linee guida sono dettagliate: si deve favorire «la visibile sistemazione dei confessionali, la dignità del culto eucaristico e l’adorazione eucaristica di Gesù Cristo nel tabernacolo» perché «non può essere normale che risulti pressoché sconosciuta la pratica dell’Adorazione eucaristica fuori dalla Santa Messa e sia impossibile partecipare a processioni eucaristiche». «Occorrono – ha aggiunto – segni eloquenti, immediatamente coglibili» che immettano i fedeli «in uno spirito di vigilanza, di penitenza, di riparazione e di supplica». La Chiesa, quindi, invita a vigilare perché non si perda la connotazione di quelle che papa Paolo VI chiamava «cliniche dello spirito». «Le ingenti masse di frequentatori abituali e occasionali ancora oggi – ha detto infine Iruzubieta – smentisce i foschi e reiterati pronostici che preannunciano l’imminente e ineluttabile tramonto dell’età cristiana».
Le parole del Papa al II Congresso mondiale dei santuari e dei pellegrinaggi
Alla fine di settembre scorso poi si è tenuto a Santiago de Compostela il II Congresso mondiale dei santuari e dei pellegrinaggi. Il papa ha inviato per l’occasione un messaggio che mi piace qui citare, sunteggiandolo, poiché vi sono spunti preziosi che precisano ulteriormente la vocazione di ogni santuario. Quanto, infatti, essa è più esplicita e condivisa tanto più è facile imbastire servizi, accoglienza e reclamare collaborazioni.
I pellegrinaggi ai santuari sono – ha scritto Benedetto XVI - manifestazione di vita cristiana e spazio di evangelizzazione. La ricchezza dei santuari sono i pellegrini e i turisti religiosi che magari sono persino distanti dal vissuto religioso e dall’appartenenza alla fede. A tutti Cristo si rivolge però con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo umano trova in lui la sua risposta e vicino a lui il dolore umano acquista un proprio senso. Come Simeone incontrò Gesù nel tempio così pure il pellegrino deve avere l’opportunità di scoprire il Signore nel santuario.
A tal fine bisogna far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri e quindi vi si comportino con devozione, rispetto e decoro.
Inoltre, continua il papa, va curata con grande scrupolosità l’accoglienza, dando il giusto risalto, tra l’altro, alla dignità e bellezza del santuario, immagine della tenda di Dio tra gli uomini; ai momenti e agli spazi di preghiera, tanto personali che comunitari; all’attenzione alle pratiche di pietà. Parimenti, conclude, non si insisterà mai abbastanza sul fatto che i santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto.
Diversamente dal vagabondo il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente.
Alcuni legami con la Lombardia
Dopo questa introduzione più panoramica passo ora a dettagliare alcuni avvenimenti che già hanno, ma che tuttavia potrebbero trovare ulteriore occasione di connubio fra i diversi territori.
Tra qualche giorno, il 1° di novembre, ricorderemo il IV centenario della canonizzazione di S. Carlo Borromeo. La diocesi di Milano ha stilato a bella posta un programma dettagliato. Lo ha ideato proprio a Varallo quando la scorsa estate il consiglio episcopale diocesano si è ritirato per qualche giorno qui insieme al cardinale Dionigi Tettamanzi. E il prossimo aprile l’arcivescovo ritornerà in questo santuario per guidare un pellegrinaggio diocesano siglando ancora una volta il legame originario.
La Lombardia inoltre ospiterà nei prossimi anni alcuni eventi internazionali, di diverso segno, che non potranno non esondare nei territori vicini. Ne faccio cenno riservandomi di approfondire se richiesto. Nel 2012, a Milano, si terrà il VII incontro mondiale delle famiglie che avrà come tema La famiglia: il lavoro e la festa. Facile immaginare l’afflusso di persone, tendenzialmente credenti, anche perché è già certa la presenza del papa. L’anno successivo, il 2013, si ricorderà invece l’anniversario del cosiddetto editto di Costantino - firmato nel 313 a Milano – col quale è stata sancita la libertà religiosa. Il pubblico atteso avrà tratti maggiormente ecumenici e interreligiosi. Infine, nel 2015, avrà luogo l’Expo di cui ancora non molto sappiamo ma sul quale tutti nutriamo attese. I visitatori saranno meno connotati, ma la Chiesa non potrà non partecipare col proprio specifico. E la rete dei santuari fa certamente parte di questa dotazione.
S. Carlo e alcune categorie di cui è Patrono
Il legame tra Varallo e la Lombardia è certamente S. Carlo. E questa pista va rispettata nella tradizione. Tuttavia la strada può portare più lontano. In una logica di coinvolgimento e di invito, ad esempio, non sarebbe corretto dimenticare quelle categorie che hanno in san Carlo il proprio patrono. Egli è considerato protettore dei frutteti di mele (l’Expo ha come tema generale il nutrimento); è patrono di molte comunità della Lombardia (gemellaggi ed inviti mirati locali), ma anche di Monterey in California (recuperare una dimensione internazionale); ed infine è patrono dei seminaristi, dei direttori spirituali e dei capi spirituali (il dialogo ecumenico potrebbe trovare qui un ulteriore luogo di incontro essendo oltretutto Varallo confinante con la Svizzera dove la dimensione interreligiosa è più rodata).
Legame con la Terra santa
Domani in Vaticano si concluderà il sinodo per il Medio Oriente. Questo mi offre l’assist per ricordare come la Terra Santa sia considerata la forma più alta e completa del pellegrinaggio cristiano: rappresenta la terra promessa, meta ultima del lungo pellegrinare dell’esistenza umana. Varallo – come tutti i sacri monti, del resto, ma forse in maniera ancora più esplicita - è nata proprio come riproposizione dei luoghi in cui Gesù ha vissuto. Lo schema attrattivo – absit injuria verbis - ritengo quindi che non possa essere diverso da quello dei pellegrinaggi in Terra santa. Chi si prepara per recarvisi o chi ritorna da là potrebbe/dovrebbe trovare qui un angolo di richiamo forte. Iniziative culturali, ecumeniche, celebrazioni di feste della Terra santa con personalità provenienti dal Medio Oriente troverebbero in Lombardia un uditorio sensibile.
Legame internazionale
Insieme all’attenzione per il Medio Oriente – le radici - dobbiamo ricordare pure i rami distesi di tanto albero. Reputo che la geografia abbia in sé una vocazione da non trascurare. E Varallo, in cima all’Italia, potrebbe allacciare link con santuari europei: Il Monte Calvario di Banská Štiavnica, il più importante della Slovacchia; il Santuario della Passione e della Madonna di Kalwaria in Polonia, per esempio; oppure con qualcuno del Messico, del Kazakhstan, della Colombia. Riversando la ricchezza della Chiesa universale sul proprio territorio.
Due esempi di sinergia: in Spagna e in Brianza
Evidentemente tutto ciò richiede delle sinergie e delle attenzioni – tra universale e locale – che, per la verità, da qualche parte sono state già sperimentate con successo.
Il primo esempio che propongo come spunto per un possibile ragionamento territoriale è quello offerto dalla Ruta mariana. Un’esperienza spagnola di sinergia con santuari vicini e omogenei tra loro che riservano pure congiuntamente facilitazioni turistiche e si presentano con un sito web unico.
La Ruta Mariana è un itinerario con un grande interesse culturale e religioso che riunisce i Santuari del Pilar, Torreciudad, Monserrat e Lourdes. È un itinerario di fede guidato dalla spiritualità e dalla devozione mariana, il quale possiede una grande ricchezza culturale, artistica e naturale. Si tratta di un percorso plurale e variato dove ogni santuario ha delle qualità e caratteristiche proprie, garantendo un’importante e varia offerta di fascini turistici che facilitano l’elaborazione di viaggi per diverse tipologie: gruppi religiosi, di pensionati, di giovani, di cultori dell’arte, etc. Oggi è uno degli itinerari di Pellegrinaggio e di Turismo Religioso più visitato e conosciuto in Spagna, in Europa e anche nel Centro e Sud America. Ogni anno riceve (tra i suoi quattro santuari) circa 12 milioni di persone, quantità che indica l’importanza di questa Ruta tanto per i pellegrini quanto per i turisti.
Il secondo esempio lo traggo da un’esperienza più vicina cui ho collaborato direttamente. Mi riferisco al percorso denominato Il cammino di S. Agostino in Brianza. E’ nato – per così dire - a tavolino un paio di anni fa. Lega 25 santuari mariani della Brianza e si avvale di S. Agostino come guida spirituale essendosi egli convertito – come ricordato nelle Confessioni – a Cassiciacum una località (non priva di interrogativi per gli storici, tuttavia non così ormai controversa) che si trova proprio in Brianza. Da un semplice tracciato provinciale si è giunti ora ad una mappa che attraversa Milano, incrocia Pavia ed il locale tratto della via Francigena per giungere fino in Liguria.
Parecchi sono stati, e sono tuttora, i soggetti coinvolti nella cura del percorso: i diversi gruppi dei Lions che hanno adottato ciascuno un santuario, promuovendone le iniziative; i giovani dell’Azione cattolica che hanno svolto un campo estivo dandosi come compito pratico quello di segnare i sentieri; un’agenzia turistica locale che offre diverse possibilità per conoscere il percorso. Ed infine molte parrocchie che – sul modello della via per Santiago – accolgono gli eventuali pellegrini per una notte.
Un esempio quindi di idea fulcro attorno a cui ruota un flusso in primo luogo locale e facilmente raggiungibile che arriva però lontano.
I volontari
Non possiamo dimenticare allora a questo proposito quelli che, insieme ai pellegrini, sono tra i primi testimonial di un luogo religioso: i volontari che vi operano. Forse questo segmento necessiterebbe ovunque di una maggiore cura e di una migliore qualificazione. I campi di impiego sono molteplici e vanno dalla risposta ai bisogni più basilari dei pellegrini sino all’istruzione culturale; dall’accoglienza spirituale e dal servizio alla carità in loco fino all’introduzione al luogo santo magari tenuta come preparazione nelle comunità di partenza.
Sogno una scuola per volontari dei luoghi di culto che affronti un po’ questi capitoli.
Quali pellegrini dalla Lombardia?
Da quanto detto sin qui – avviandomi a concludere - mi sforzo ora di elencare alcuni punti più immediati che credo possano incrociare la nobile domanda e offerta tra la Lombardia e il Sacro monte di Varallo. E’ un elenco tutto da sviluppare, certamente, ma almeno è un principio. Tanto già si fa, ma forse qualcosa può essere utilmente integrata.
Il primo suggerimento è quello di non escludere alcun segmento cui rivolgere l’invito, ma sovrapporre i flussi di pellegrini/turisti. La ciclicità delle presenze - e quindi la conseguente offerta - potrà essere legata al calendario liturgico, ma anche alle stagioni oppure alle feste.
Il secondo percorso da sondare potrebbe essere quello delle Agenzie di turismo religioso offrendo, attraverso loro, al pellegrino una possibilità specifica di preparazione o di memoria del viaggio in Terra santa.
La cura maggiore potrebbe tuttavia andare ai singoli e alle famiglie. E di conseguenza i servizi (e la pubblicità) dovrebbero essere rivolti a queste categorie. Varallo, infatti, è facilmente raggiungibile in giornata dalle regioni vicine.
Non si dovrebbe trascurare inoltre la possibilità di garantire un percorso penitenziale di avvicinamento: non solo quindi l’itinerario delle cappelle. Il pellegrinaggio più ricercato oggi è quello faticoso. Basti considerare quanto sono tornate frequentate le cosiddette Antiche vie.
Il papa poi – l’ho ricordato sopra - ha espressamente parlato di turisti religiosi distanti dalla fede ma aperti alle domande che attraverso l’arte possono essere sollecitate e trovare risposte. Di particolare pertinenza mi sembra quindi l’opera di restauro che qui stiamo celebrando in questi giorni.
Attenzione – nel senso di prudenza – andrebbe ancora esercitata nel mischiare i generi. Il rispetto dello spiritus loci – e la forza che ne viene, anche con ricadute economiche che non spetta a me affrontare – non è quindi solo uno slogan. Si potrebbe allora programmare un grande evento l’anno, di richiamo per il grande pubblico, mantenendo però l’evento in armonia con l’ambiente.
Infine, se mi è lecito parlare col cuore in mano, sarebbe utile chiarire ancor di più l’immagine sintetica, riconoscibile, attrattiva del Sacro Monte di Varallo. Qui, per dirla con una battuta, c’è troppa roba bella. Andrebbe gerarchizzata ancor di più. Secondo il metodo del salmo 60, 6: Dio ha parlato nel suo santuario: Esulto e divido Sichem, misuro la valle di Succot.

Commenti

Post popolari in questo blog

La "Madonna che scioglie i nodi" c'è pure a Lainate!

L’acqua calda è già stata trovata. Lo so. Ma sentirselo ricordare è sempre salutare. In questo blog, ad esempio, avevo associato recentemente la figura di papa Francesco col quadro della Madonna che scioglie i nodi. Un’opera fino ad allora a me sconosciuta e che subito mi ha preso. Ciò che non sapevo ancora però è che la devozione a questa immagine esiste pure da tempo nella nostra diocesi ambrosiana. Me lo ha segnalato la sig.ra Emilia Flocchini, della Comunità Pastorale Maria Madre della Chiesa e San Barnaba in Gratosoglio a Milano. Dopo aver letto il mio post mi ha scritto a completamento: “L'elemento interessante sta nel

Buon Natale, nucleo famigliare!

La Natività  (olio su tela, 50×40 cm) di Julio Padrino.  Dipinto realizzato in occasione della 45a rappresentazione del presepe vivente di Cerqueto (2011).   È una scena intima, realistica, questa di Padrino. Quasi una fotografia. Le figure sono proporzionate e non interscambiabili. Il padre non fa capolino dalla cornice, ma partecipa a pieno titolo nel quadro. Il mood non è sdolcinato: c'è qualcosa che impensierisce, ma l'incoraggiamento reciproco prevale. Credo che qualche versetto di Matteo possa fungere da buona didascalia, o almeno io così li leggo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Giuseppe fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie. (Matteo 1,20; 24) A conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia ed in preparazione a quello ordinario, il Natale di quest'anno ci chiede di

Donne nude di una tribù trattate come animali da circo. E' polemica

Siamo nelle Isole Andaman, in India. Un video (pubblicato dal sito dell'Observer) mostra delle donne di una tribù primitiva protetta che danzano per i turisti in cambio di cibo (oppure dopo bicchieri di vino versati da un poliziotto per il quale avevano dato spettacolo). Il video ha provocato la collera dei movimenti umanitari e ha determinato l'apertura di un'inchiesta. Secondo la legge indiana varata per proteggere i gruppi tribali dalle contaminazioni esterne, dai pericoli e dalle malattie, è proibito fotografarle, riprenderle ed entrare in contatto con loro. Il ministro indiano degli Affari Tribali, V. Kishore Chandra Deo. ha assicurato che prenderà delle