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Lettera dal Perú. Ci scrive don Vittorio

Carissimo, qui in Perú é inverno, quest’anno quasi drammatico, doloroso perché mezzo paese é sotto un freddo inusitato, sulle alte montagne é sotto zero, duro. Novità é, che anche in tre regioni della selva amazzonica peruana dove la temperatura é sempre sui 30 gradi, in questi giorni la temperatura ha avuto una caduta di 15 gradi per vari giorni e lì, abituati a vivere mezzi nudi... non hanno attive maniere per proteggersi.
Nella mia terra invece, Sayan Andahuasi, a 50 km all’interno dal mare, a nord di Lima, 600 metri, zona rurale, c’é un microclima molto bello, sole di giorno, tutti i giorni e un po’ di fresco alla sera e notte... però anche qui, chi non ha case di muratura soffre molto l’umidità del mattino.
Siamo a metá dell’anno scolastico, il mese di luglio é il mese della Patria, la festa é il 28 luglio, ed é cosa grande, dopo la festa le scuole fanno un po’ di vacanza, un 10 giorni, ma tutte le scuole preparano una sfilata, marcia, banda, costumi, danze coreografiche, Inno nazionale e esposizione
della Bandiera, canto in chiesa del TE DEUM, tutto molto solenne.
Questo amore alla patria lo potremmo pensare retorico, in realtà serve a costruire l’identità nazionale, l’appartenenza, l’autostima di sé... certo andrebbero affiancati altri valori, la politica come servizio, la democrazia, l’uguaglianza dei beni riducendo la povertà estrema di molti settori.
Nel complesso si può pensare che il Perú ha futuro, ha più figli di noi, é giovane, ha risorse ancora incontaminate, é grande 4 volte l’Italia, ha miniere che fanno affluire capitali stranieri, ha voglia di iniziare. Noi europei siamo un po’ stanchi, sfiduciati... un po’ paghiamo i limiti del consumismo, la caduta delle ideologie, ci sentiamo soli...
Per noi uomini del vangelo ci accorgiamo di aver una grande ricchezza e speranza... mi vengono in mente le parole di Galeano sull’utopia.
Me acerco dos pasos, ella se aleja dos pasos. Camino diez pasos y el horizonte se corre diez pasos más allá. Por mucho que yo camine, nunca la alcanzaré. ¿Para que sirve la utopía? Para eso sirve: para caminar.
(Traduzione: Mi avvicino due passi, ella si allontana due passi. Cammino 10 passi e l‘orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per tanto che cammino mai la raggiungo. A che serve l’UTOPIA? Serve a camminare. Galeano, scrittore uruguayano)
Noi cristiani abbiamo la nostra ... utopia che cerchiamo di vivere, realizzare...con il Signore Gesù, crocifisso e risorto...
Beati i poveri... i miti...gli assetati di giustizia... i pacificatori... i puri di cuore... i misericordiosi...
Ecco in questi mesi ho anche fatto gli anni, 71, al 4 giugno, e uno si pone tante domande: e la vita? E il futuro ? e che senso ha tutto? E che cosa conta? E Dio? E chi é? Qual é il suo nome?
Padre, amore, e per noi oggi come tradurre queste parole così alte...
Dio, Padre di Gesù, come lo fa intravvedere il vangelo, é colui che fará bello, buono, vero tutto il bene che abbiamo tentato e cercato con i fratelli che ci ha messo nel cammino della vita... specialmente quelli che sembrano poveri, strapelati... messi da parte, come profetizza Maria nel Magnificat del giorno dell’Assunzione.

Commenti

Enrica Signora G ha detto…
Se penso che nel 2002 in questo periodo io e don Vittorio eravamo nel bel mezzo di una malattia grave che ci teneva uniti nel nome del Signore.
Ora, dopo otto anni, combattiamo su due fronti diversi e...viviamo!
Il Signore è grande e veglia.
Grazie don Pavanello per averci comunicato le notizie inviate da don Vittorio.
enrica Pellegrini Sciandra

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