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Funerali religiosi di un non credente. Salvati la capra del prete e i cavoli della gente


Oggi si sono svolti i funerali di David Rossi, il capo della comunicazione di Mps suicidatosi mercoledì sera. Di là di ogni altra considerazione, mi sembra di poter dire che sotto il profilo religioso siano stati “esemplari”. Cioè proponibili come modello. O, per citare un film di don Camillo, mi sembra che si siano ben salvati la capra del prete e i cavoli della gente. 
David non era credente, ma la famiglia ha scelto ugualmente un momento di sosta in chiesa prima della sepoltura. Ed il parroco lo ha concesso senza esitazione confidando nella preghiera della Chiesa. Il credo dei
singoli, infatti, pur restando innegabilmente qualcosa di personale, è sorretto da una forza non eludibile che in qualche caso ne diventa vicaria. Al termine delle promesse battesimali si dice: “questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa...”. Ogni gesto liturgico è celebrato prima di tutto nella fede della Chiesa. Ciò è vero senza dubbio per il ministro che lo presiede, ma non meno per gli altri. 
I famigliari hanno chiesto poi che non vi fosse la S. Messa. Questo, ritengo, come gesto di verità e di coerenza con le scelte personali di David manifestate in vita. Nessuno ha avanzato posizioni rivendicative. Non si è pretesa l'eucarestia per affermare supposte pari opportunità. Non c'è stato giudizio. Ma la verità effettuale ha prevalso.
Così come si è lasciato unico spazio, all'interno della liturgia, alla sola Parola di Dio. Il sacerdote non ha tenuto la predica, sempre per volere della famiglia, e gli amici non hanno pronunciato omaggi verbali attirando l'attenzione su di sé più che sul defunto. Di fronte ad un fatto che lascia smarriti ed attoniti - come la morte in genere e quella scelta in specie - è stato proclamato il vangelo sine glossa. La Parola più viva e più giusta di ogni altra parola, come ricorda Ebrei 4,12: Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore”.
Nella terra della massoneria, potrebbe aggiungere qualcuno al riguardo, così però è stato offerto alla cittadinanza un atto di religione civile. Niente affatto, mi vien da replicare. Il funerale di David, dal punto di vista religioso, è stato di élite e per nulla popolare.
Infine, alle esequie era presente un gran numero di persone. La scelta di non celebrare l'eucarestia ha rispettato, a mio parere, pure queste che probabilmente, in maggioranza, non erano credenti. I fedeli che lo vorranno, potranno darsi appuntamento in un'altra occasione partecipando alla comunione eucaristica in suffragio del loro caro.
Questa folla tuttavia ha rispettato il momento religioso forse più che non altre folle di devoti presenti a funerali ecclesiali. Qui regnava il silenzio. Non ci sono stati applausi. Nessun cedimento alla spettacolarizzazione, nonostante i contradaioli del palio non siano noti per essere algidi.
Di fronte alla morte il credente ed il non credente sono accomunati dal pianto e dal silenzio. Per il credente si tratta di un silenzio che richiama l'“ineffabile”, cioè Qualcuno che c'è ma non si riesce a dire. Per il non credente il silenzio è invece soltanto muto. È più facile però capirsi - e parlarsi - a partire dallo stesso segno che non da segni opposti.
Da queste veloci considerazioni sono portato a credere quindi che il funerale senese sia stato corretto sotto il profilo teologico, ecclesiologico, liturgico e antropologico. Un modello che mi auguro si diffonda.

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