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Cattolica: inaugurazione dell'anno accademico. La mia opinione

Il Rettore, Franco Anelli
Radio Marconi mi ha intervistato, per la rubrica l'Opinione, a proposito della inaugurazione, ieri, dell'anno accademico dell'Università cattolica. Ecco il testo del colloquio.

Può sembrare strano celebrare l'inizio dell'anno accademico, quando di fatto è già cominciato da qualche mese. Allora, perchè si fa?
Già p. Gemelli, il fondatore dell'università, disse che l'inaugurazione dell'anno non era una auto-celebrazione, bensì una occasione per render conto
all'opinione pubblica dei passi fatti (alla comunità scientifica, ai finanziatori, alle famiglie degli studenti, ecc). Si tratta quindi di una operazione di trasparenza. Credo che questo messaggio da solo valga tanto. Così il rettore, ad esempio, ha potuto ribadire come i problemi dell'ospedale Gemelli non siano problemi causati dalla mala gestione bensì dalle fatture non pagate da parte delle amministrazioni.

Sono state due le relazioni degli ospiti, lette perchè gli interessati non erano presenti a causa del conclave. Cosa l'ha colpita di più?
Dei due cardinali invitati mi ha colpito innanzitutto un pensiero di Scola mutuato dall'attualità: la rinuncia di Benedetto XVI. Tutto ciò, ha detto Scola, “domanda a tutti noi uno scatto di verità e responsabilità”. Che si parli di verità in un contesto accademico forse è scontato, ma che la si leghi alla responsabilità generale lo è un po' meno. E forse questo è la specifico insegnamento della cattolica: la verità è praticata.
Di Tauran mi è piaciuto invece il paragrafo in cui, relativamente al dialogo interreligioso, ha ricordato l’esigenza di “passare dalla tolleranza all’amicizia”. E come questo esercizio possa apprendersi pure in università. Ricordo per inciso che alla cattolica sono iscritti non solo cattolici. E non da oggi.

Sorprende però il calo delle iscrizioni da più parti segnalato...
Dal 2001 al 2011 il sistema universitario italiano ha avuto una contrazione del 17%. La cattolica sembrava tenere, ma nell'anno in corso anch'essa ha subito una flessione. Questo dato segnala, come ha detto il rettore Anelli, che la rinuncia allo studio universitario non è solo rinuncia a qualificarsi professionalmente, ma è rinuncia a una compiuta maturazione culturale e personale.
Insieme a questo dato, aggiungo io, è vero però che la laurea rimane nell'immaginario collettivo un elemento distintivo. Non si spiegherebbero altrimenti i casi, sempre maggiori in queste settimane, di coloro che millantano lauree (da noti politici, a insegnanti di provincia).

E permangono pure questioni spinose...
Permangono tutti i problemi che possono rallentare il cammino universitario: le rette alte, l'alloggio costoso per i fuori sede, l'incertezza lavorativa post-laurea ecc. E su questo si deve lavorare.
Tuttavia mi ha colpito un dato reso noto ieri. Dopo la prima guerra mondiale – con stravolgimenti epocali paragonabili ai nostri – le inscrizioni all'università aumentarono. La crisi oggi le fa diminuire.

Insieme alle defezioni, involontarie, c'è stata ieri una new entry.
Ieri c'è stato l'esordio pure del nuovo assistente generale della cattolica, mons. Claudio Giuliadori. Era vescovo di Macerata è può sembrare un outsider. In realtà, a causa del suo curriculum, da diversi anni è presidente della commissione cultura della CEI e quindi non estraneo a questo mondo.
Mi piace ricordare l'aneddoto che ha raccontato presentandosi perchè finisce bene. “Mi ha colpito molto - ha detto - vedere nei cortili e nei corridoi tanti giovani sorridenti. È un segno dell’opera di Dio. Questo sorriso pieno di gioia vera sia il contrassegno della nostra Università”. 

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