In un giorno feriale, di
primo pomeriggio, ho fatto un giretto all'idroscalo. Si tratta di un
bacino d'acqua artificiale che i locali chiamano “Il mare di
Milano” situato nei pressi dell'aeroporto di Linate. Non c'ero mai
stato e ne ho tratto una buona impressione: frequentato da molta
gente, ordinato, ben
attrezzato per svago e sport. Ingresso gratuito,
da non sottovalutare.
Entrato dalla porta Est
mi ha incuriosito un totem informativo con, tra l'altro, la dicitura:
chiesetta (freccia a sinistra). Cammino lungo la sponda d'acqua per
una ventina di minuti ma non trovo la mia meta. Torno indietro. La
chiesetta si trova infatti sulla destra dell'ingresso. A parte questa
comunicazione equivoca, il piccolo edificio e ben situato: non
lontano dall'accesso principale, ma sufficientemente appartato per
godere di quiete.
Sulla pagina web
dell'idroscalo si legge: “La chiesetta del parco Idroscalo viene
costruita negli Anni '40, luogo di celebrazioni eucaristiche e
funzioni domenicali. Oggi è temporaneamente chiusa”. E un po' si
vede, anche se l'angolo di verde che l'attornia non è trascurato. La
cancellata che la serra, a maglie larghe, permette di guardare
dentro: banchi accatastati con ordine e polvere. Nel piccolo piazzale
antistante c'è un grande pennone con in cima una campanella.
Percorrendo l'intero
perimetro, sotto lo sguardo mite di due cavalli al pascolo nel
recinto delle “Giacche verdi”, mi prende un duplice sentimento:
gioia e rammarico. Sono contento di questa inaspettata e non
obbligata presenza; ma sono un po' rammaricato perché non
“funziona”, non è abitata da funzioni liturgiche.
Tornato a casa indago. La
cappella è dedicata alla “Madonna del lago”. Nessun
ecclesiastico al momento presente a Segrate, il comune su cui insiste
l'idroscalo, ha mai celebrato in questa chiesetta. Quell'” oggi è
temporaneamente chiusa” - riportato sul sito ufficiale - dura da
almeno un ventennio.
I motivi per
rispolverarla non mancherebbero. Mi dice un parroco della zona:
“Durante i mesi estivi l'idroscalo ospita, la domenica, migliaia di
persone. Molti anche extracomunitari che non avendo altre possibilità
vengono qui a svagarsi. Per lo più latinoamericani. Quindi
cattolici. Se si celebrasse la messa probabilmente la
frequenterebbero volentieri”.
Insieme ai motivi che
depongono per una rivitalizzazione dell'edificio sacro esistono
quelli a favore dello status quo. Anche in questo caso, come in molti
altri, la carenza del clero non permette scelte diverse.
La mia considerazione
allora travalica l'oggetto di cronaca e si fa più generale.
Non resta che “pregare
il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Ma
forse bisogna pure pregarlo affinché doni il coraggio della fantasia
pastorale.
Vi sono ad esempio alcune
comunità cittadine, svuotate nel periodo estivo, impegnate a
difendere gli orari delle S. Messe nelle loro chiese quasi fossero
diritti acquisiti.
Probabilmente lasciare
l'una pecora per le novantanove - radunate all'idroscalo o altrove -
non sarebbe antievangelico.
Massimo Pavanello
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