Visito un confratello che è in
vacanza in montagna con i
ragazzi dell’oratorio. “Questa mattina, mi dice, sono andato
di corsa all'ambulatorio del paese poiché mi girava la vista e non riuscivo a
stare in piedi. La pressione era altissima. Non mi era mai successo”.
Ma non abbandona il campo.
Sto distribuendo la Comunione durante
la Messa. Una
signora
sembra avanzare senza problemi. Giunta quasi all’altare scappa. Mi raggiunge poi in sacrestia e mi dice che soffre di una strana allergia agli odori (detersivi, fiori…). Era successo che la sua vicina di fila aveva probabilmente un profumo troppo intenso che le ha scatenato i sintomi.
sembra avanzare senza problemi. Giunta quasi all’altare scappa. Mi raggiunge poi in sacrestia e mi dice che soffre di una strana allergia agli odori (detersivi, fiori…). Era successo che la sua vicina di fila aveva probabilmente un profumo troppo intenso che le ha scatenato i sintomi.
Ma è tornata. Chiedendomi di farle
la comunione da sola.
Sono in auto con un mio
superiore. Devo fermarmi per permettergli di bere un medicinale che richiede di
essere preparato.
Ma il viaggio continua.
Termino la mia confessione augurando
buone vacanze al mio confessore. Mi dice che non potrà farle perché nel pomeriggio
inizia la radioterapia.
Ma intanto è al suo posto.
La sofferenza purtroppo è
qualcosa di quotidiano che ci avvolge e ci rattrista. Ma anche la
determinazione riguardo le cose cui teniamo, a ben guardare, ha lo stesso
abbraccio pervasivo pur con opposto esito.
Come consolarsi? “Mal comune
mezzo gaudio” oppure “la più alta forma della speranza è la disperazione vinta”
(G. Bernanos)?
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