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Halloween di casa nostra


A Sanzeno tutti i ragazzi sono chiamati la sera del 31 ottobre a vestire le sembianze del santo di cui portano il nome con un'attenzione ai segni che lo identificano.

Quando si dice lo spirito di Francesco d'Assisi: non quello zuccheroso e un po' ingenuo di certa agiografia, bensì quello del Santo che accettava ogni cosa come dono, a partire dalla povertà, perché ogni cosa o situazione veniva letta come "segno" di Altro e perché egli stesso era "un uomo fatto preghiera".
Così capita che in quel di Sanzeno, in valle di Non (Trentino) ormai da 4-5 anni si cerchi di vivere la vigilia della Festa di Ognissanti, il tanto vituperato da qualcuno 31 ottobre - alias festa di Halloween di origine irlandese - in modo quantomeno innovativo. "A noi non interessa proprio entrare nella polemica Halloween sì-Halloween no", mi spiega il parroco, Fabio Scarsato francescano conventuale (cui spetta anche la custodia dell'attiguo Santuario di san Romedio). Tutti i ragazzi dei gruppi di catechesi sono chiamati la sera del 31 ottobre a vestire le sembianze del santo di cui portano il nome con un'attenzione particolare ai segni che lo identificano. Mamme e catechiste hanno accolto la proposta, ma ad una
condizione precisa, e molto francescana: neanche l'ombra di consumismo, tipo comperare abiti pronti e costosi; tutto deve essere realizzato con le proprie mani o recuperato in casa, magari dai bauli dei nonni. Nessuna sfilata, nessun premio al miglior costume, solo estro e fantasia per elaborare - spesso biografie o racconti alla mano - ciò che rappresenta meglio il proprio santo.
La sera del 31 ottobre diventa così occasione per una celebrazione, prima in parrocchia, poi nelle loro case dove i bimbi possono sentirsi raccontare il perché della scelta di un nome, che può essere nuovo oppure una tradizione di famiglia o della comunità (non è raro trovare in Trentino ancora tracce dei nomi dei 3 missionari che dalla Cappadocia si erano spinti fin proprio in valle di Non dove furono uccisi: i martiri anuniesi, Sisinio, Martirio e Alessandro).
A Sanzeno, dunque, si prende spunto da una festa che per molti è vista un po' come l'anticamera del satanismo, ma che invece può rivelarsi occasione per un'azione pedagogico-catechetica, o "un'opportunità pastorale" come scrive p. Mauro Pizzighini su Settimana. "Lungi dal rappresentare un'occasione per lanciare altre invettive contro i del terzo millennio, Halloween può costituire una singolare opportunità pastorale, soprattutto in preparazione alla celebrazione del mistero della comunione dei santi, nelle festività del 1 e 2 novembre".
Se questo diventasse lo stile ecclesiale in merito a mille altre questioni, forse certe contrapposizioni, spesso alimentate da noi cattolici - come quelli che in Francia lanciano in questi giorni uova marce agli spettatori di alcuni spettacoli che ritengono offesa alla religione - svanirebbero come neve al sole.
Ma , tornando alla festa di Halloween, ci sarebbe anche un'altra considerazione. "Chi la fa l'aspetti", ci diceva con ironia don Cleto Corrain, docente di antropologia ed etnologia a Padova (responsabile proprio in quegli anni '70 della riesumazione e ricollocazione delle ossa dei vescovi trentini nella cripta della cattedrale). E, subito dopo, era solito citare le tante feste pagane preesistenti al cristianesimo di cui la Chiesa, in epoca dopo-Costantino, si era appropriata, ma ciò che era uscito dalla porta, sarebbe prima o poi rientrato dalla finestra. In questo caso l'antica festa dei popoli del nord, festa che faceva parte del cosiddetto "ciclo invernale" caratterizzato da cortei notturni mascherati volti ad esorcizzare la morte e la paura riguardo alla propria sorte. Maschere e streghe hanno avuto una grande diffusione anche da noi e sono sopravvissute per secoli se è vero che ancora oggi gli anziani della Valsugana ricordano feste con le zucche illuminate; per non parlare della strega per eccellenza, sopravvissuta nella casa stessa del papato, la befana dei romani. La "festa delle strenne", di origine latina, nel giorno del Sole venne scelta come ricorrenza della nascita di Gesù, il Natale, cui qualcuno in alcune zone del nostro Paese ha aggiunto - bella commistione - quell'idea così anti-evangelica dei "doni portati da Gesù Bambino" (sono i pastori e i magi che "hanno portato i doni al Bambino", tanto per non dimenticare).
Intrecci di culture e tradizioni che si sono andati accavallando lungo i secoli e che oggi ritornano, tra globalizzazione e consumismo, in un vuoto di prospettive per il futuro. Tanto che Edward W Schimdt, gesuita di "America", mette in guardia nell'ultimo numero dalle modalità di oggi di esorcizzare timori e incognite sul nostro destino che appare sempre più cupo e senza speranza. Se Halloween può essere ancora considerata tutto sommato una festa divertente, a patto di non scadere nella massificazione, la nostra fede può rivelarsi una risorsa ancora più grande. Quando Gesù risorto appare ai discepoli, questi lo credono un fantasma e lui "non abbiate paura".
"Piuttosto che guardare alle potenze del male - scrive p. Edward - andiamo alla ricerca del bene, perché lui ci dice che le forze del male non prevarranno. E allora, dopo i fantasmi di Halloween, andiamo ad incontrare i Santi del 1 novembre, quanti hanno accolto il Vangelo nella loro vita: essi sono nella nostra memoria, senza bisogno di maschere o trucchi".
Proprio come fanno i bimbi di Sanzeno. Semplicemente, senza polemiche. Senza demonizzare quanti faranno altro.

Maria Teresa Pontara Pederiva
Vino Nuovo

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