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Colletta per i cristiani perseguitati? I valdesi dicono no

Nella destinazione dell’8 per mille, nell’ultima rilevazione relativa al 2008, le firme a favore della Chiesa valdese hanno fatto un notevole balzo all’insù: 413 mila, una ventina di volte il numero dei valdesi in Italia, il 2,3 per cento del totale dei contribuenti italiani, in Piemonte addirittura il 7,3 per cento. Il beneficio che ne deriva è di 12,1 milioni di euro.
Ha commentato la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese: “Queste firme esprimono un desiderio di pluralismo che, ad oggi, non trova sufficiente riscontro né nel sistema politico, né sui media, né nel confronto pubblico su temi per
noi rilevanti quali la bioetica, i diritti delle coppie omosessuali o degli immigrati, la laicità dello Stato quale garanzia della massima libertà di espressione culturale e religiosa”.
Ma al contribuente, si sa, la firma dell’8 per mille non costa nulla. Diverso è il caso di quando si fa
un’offerta alla rispettiva Chiesa tirandola fuori dalle proprie tasche. Qui non sempre si è riflessivi e generosi.
Nell’ultimo Sinodo della Chiesa valdese, lo scorso agosto a Torre Pellice, è stata proposta una colletta a favore delle Chiese cristiane che nel mondo subiscono persecuzione. La proposta è stata bocciata.
E neppure ne è stata data notizia. Per sapere dell’accaduto si è dovuto aspettare il numero del 30 settembre di “Riforma“, la rivista ufficiale della Chiesa valdese.
Qui il pastore e teologo Paolo Ricca, forse la più alta autorità intellettuale e morale dei valdesi italiani, ha dedicato l’intera sua rubrica “Dialoghi” a una severissima reprimenda contro la bocciatura di quella colletta.
La proposta di dedicare una domenica all’anno a una colletta per i cristiani perseguitati nel mondo, riferisce Ricca, fu presentata e discussa al Sinodo valdese lo scorso 26 agosto. Su sedici intervenuti, solo tre si dissero a favore. Messa ai voti, fu respinta con 53 voti contrari, 51 favorevoli e 40 astensioni.
Ricca ricorda che mai prima, negli ultimi cinquant’anni, il tema dei cristiani perseguitati era stato oggetto di dibattito e decisione sinodale. E indica le ragioni di questo “prolungato e certamente non casuale silenzio” nel “tabù” che, dai tempi della guerra fredda, ha reso per l’élite valdese intrattabile la questione in quanto la riteneva monopolizzata da correnti cristiane di destra e anticomuniste. Oggi, aggiunge, c’è in più il timore che aiutando i cristiani perseguitati nei paesi musulmani si rinfocoli l’antislamismo.
Questo “tabù”, dice ancora Ricca, è lo stesso che ha paralizzato il Consiglio Ecumenico delle Chiese, il cartello delle Chiese non cattoliche di tutto il mondo con quartier generale a Ginevra. Ma ora che finalmente il tema è stato portato in discussione tra i valdesi, la sua bocciatura è semplicemente “ingiustificabile” e “riprovevole”. Addirittura, scrive Ricca: “Se non fosse accaduta, non ci crederei”. Cita san Paolo: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui” (1 Corinzi 12, 26). E commenta: “Non mi risulta che nel dibattito questa solidarietà tra le membra del Corpo di Cristo sia stata menzionata”.
La conclusione: “Peccato. Era l’occasione per cominciare un discorso nuovo sull’argomento, ma è stata perduta. Intanto i nostri fratelli e le nostre sorelle continuano a soffrire e, non  di rado, a morire. E noi, teniamoci pure le nostre collette”.

Da: Settimo cielo
S.Magister

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