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Benedetto XVI a Barcellona per consacrare la basilica capolavoro

Oggi Benedetto XVI visiterà la cattedrale di Santiago di Compostela, da secoli meta di pellegrinaggio tra le maggiori della cristianità.
Ma soprattutto, domenica 7 novembre a Barcellona, il papa consacrerà – celebrandovi per la prima volta la messa – la basilica della Sagrada Família, lo stupefacente capolavoro d'arte cristiana ideato dal geniale architetto Antoni Gaudí, di cui è in corso la causa di beatificazione.
Impossibile non leggere in questo gesto del papa un messaggio. La Sagrada Família è una lezione di eccezionale potenza per l'arte sacra di
oggi: l'esatto opposto di tante moderne derive verso geometrie nude e vuote nelle quali il mistero cristiano si perde invece che farsi guardare e vivere.
Iniziata più di un secolo fa e proseguita tra alti e bassi dopo la morte nel 1926 del suo ideatore, la costruzione di questa immensa basilica è ancora lontana dall'essere completata. Ma già accorrono ogni anno a vedere il suo cantiere due milioni e mezzo di visitatori. Dal maestro ai discepoli, questa chiesa cresce con una coralità di apporti e di stili che ricorda le cattedrali medievali.
La Sagrada Família è un grandioso libro aperto. Un teatro fra terra e cielo nel quale tutte le arti si danno convegno per mettere in scena la storia sacra del mondo e trascinare tutti nell'avventura.
Gaudí e gli architetti ed artisti che ne hanno proseguito il progetto – da Lluís Bonet i Garí a Joan Vila-Grau, da Josep Maria Subirachs a Etsuro Sotoo – hanno creato un'opera così ricca di simboli da esigere tempo, competenza e passione anche semplicemente per leggerla.
Un'arte in più che questa basilica ha generato è proprio l'arte della sua interpretazione. In essa eccelle un gesuita italo-spagnolo, Jean-Paul Hernández, autore del più bel libro sinora pubblicato sui simboli e lo spirito della Sagrada Família, edito nel 2007 col titolo "Antoni Gaudí. La parola nella pietra".
Da questo libro sono riprese qui di seguito alcune suggestioni. Piccoli frammenti di un racconto immensamente più vasto, tra il divino e l'umano, destinato a rimanere sempre aperto come il cantiere che i visitatori scoprono a Barcellona.

LE TORRI
Le torri campanarie sono ciò che impressiona di più e subito chi per la prima volta si accosta alla Sagrada Família. Il visitatore ne vede oggi otto, quattro per ciascuna delle due facciate laterali. Ma in tutto dovranno essere diciotto: altre quattro sulla facciata principale; altre cinque sopra la crociera centrale, con la più alta dedicata a Cristo e le altre agli evangelisti; e infine una sopra l'abside, dedicata alla Madonna.
La forma affusolata delle torri ricorda l'architettura nordafricana di cui Gaudí era appassionato. Tese tra terra e cielo, suscitano una sensazione di slancio ma anche di discesa dall'alto. Sono la nuova Gerusalemme che scende "dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" (Apocalisse 21, 2).
Le dodici torri sopra le tre facciate sono dedicate ciascuna ai dodici apostoli. I dodici uniscono terra e cielo perché annunciando il Vangelo chiamano ad entrare nella nuova Gerusalemme. Sulla sommità, le dodici torri culminano con gli emblemi dei vescovi: la mitra, il pastorale, l'anello. Gli apostoli parlano e agiscono attraverso i loro successori.
Su ogni torre sono scolpite le parole "Sanctus" e, verso la cima, "Hosanna in excelsis". Sono le parole del canto che introduce la grande preghiera eucaristica, la liturgia della Chiesa terrena e celeste che si celebra in ogni messa.
Per le torri centrali, ancora da costruire, il richiamo è al Cristo Pantokrator, quello che domina i mosaici absidali di tante chiese antiche. Come nella visione dell'Apocalisse, al Pantokrator fanno corona "i quattro viventi", gli evangelisti, i testimoni della rivelazione divina, dell'apertura dei cieli. Ma il segno di Cristo qui non è il trono. È la croce, la grande croce con al centro l'agnello che sovrasterà la torre centrale e più alta, la croce gloriosa e regale del Vangelo di Giovanni.

LE FACCIATE
Gaudí avrebbe voluto orientare la chiesa verso il sole che sorge. Non gli fu possibile: la Sagrada Família è sorta sull'asse nord-sud. Ma in compenso egli ideò la due facciate laterali, ai due capi del transetto: quella a oriente dedicata alla Natività e quella a occidente dedicata alla Passione. Se Cristo è il "sole di giustizia" e "il giorno che il Signore ha fatto" (Salmo 118, 24), allora entrare nella basilica e partecipare alla liturgia è vivere "in" questo giorno.
Nelle basiliche paleocristiane è frequente trovare raffigurate, ai due lati dell'arco che introduce allo spazio dell'altare, le città di Betlemme e di Gerusalemme. È così, ad esempio, a Roma nella basilica di Santa Maria Maggiore. Esse sono le città dei due "passaggi", delle due "passioni" della vita di Cristo. Perché anche la sua nascita, a Betlemme, è nel segno della passione: è l'eterno che si fa mortale e si fa deporre nella mangiatoia per essere "mangiato".
Così Gaudí, con le due facciate sulla Natività e la Passione, interpreta anche la Chiesa come "passaggio". Mentre il sole che è Cristo passa attraverso la Sagrada Família da oriente a occidente, dalla nascita alla morte redentrice, la città degli uomini – a cominciare da Barcellona situata prevalentemente a ovest della basilica – è chiamata a fare il cammino inverso, dalla morte alla nuova nascita.

IL PORTALE DELLA PASSIONE
Infatti, come gioioso, esuberante, luminoso è il portale della Natività, così Gaudí volle che il portale della Passione fosse "duro, pelato, come fatto di ossa".
Realizzata e scolpita dopo la sua morte sulla base dei suoi disegni ma anche con audaci innovazioni, la facciata della Passione materializza la visione in cui Ezechiele scopre una distesa di ossa che il soffio dello Spirito fa ricoprire di tendini e di carne. Al popolo esiliato il profeta annuncia: "Vi resusciterò dai vostri sepolcri. Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete". L'intera passione si conclude infatti nel momento in cui Gesù sulla croce esala lo Spirito vivificante.
Al centro della facciata, in alto, troneggia il gruppo della crocifissione. Cristo è nudo come lo era Adamo, perché è il nuovo Adamo che sulla croce ricrea l'uomo com'era prima del peccato, nel sesto giorno della creazione antica e nuova, quando può finalmente dire: "Tutto è compiuto".
Cristo non appoggia il suo corpo sulla croce. Questa non si erge in verticale dietro di lui. Sbuca dal muro in orizzontale ed è costituita da due travi di ferro. Cristo vi è appeso come all'argano di un cantiere edile. Subirachs, l'autore della scultura, ha detto di essersi ispirato a sant'Ignazio di Antiochia: "Voi siete pietre del tempio preparate per la costruzione di Dio Padre, elevate con l'argano di Gesù Cristo che è la croce, usando come corda lo Spirito Santo" (Lettera agli Efesini 9, 1).

LE COLONNE
La Sagrada Família è interamente circondata da un chiostro, per la prima volta nella storia dell'architettura cristiana. Gaudí pensò il chiostro come il giardino nel quale Dio e l'uomo possono incontrarsi faccia a faccia, quel giardino che nella Bibbia è immagine del paradiso, della terra promessa e infine delle nozze tra Cristo e la Chiesa.
Perciò Gaudí ideò l'interno della basilica come una foresta di alberi. Perché è lì il giardino della nuova creazione, con l'eucaristia che fa da banchetto nuziale. Ogni colonna è a forma d'albero con i suoi rami e le fronde. Sopra la navata, colorati pinnacoli rappresentano i frutti della terra promessa, alternati all'uva e al grano, simboli dell'eucaristia.
Il deserto è fuori da questo giardino, è la città degli uomini ancora segnata dal peccato. Per Gaudì, anche Barcellona era deserto. Avanti negli anni, si fece "monaco nella città", con una vita di una semplicità disarmante, in una casetta a ridosso del cantiere. Ma ogni giorno la Sagrada Família cresceva di nuove pietre e lui, costruttore e profeta, gridava alla sua città che la nuova creazione è già iniziata, che il deserto inizia a fiorire.
È questo il giardino nel quale Benedetto XVI, papa con nome di monaco, celebrerà domenica prossima, 7 novembre, le nozze tra Cristo e la Sposa.

Sandro Magister


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