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Il porfido del Trentino sulla strada di Gesù


Un nuovo look per Cafarnao, il villaggio della Galilea sulle rive del lago di Tiberiade dove Gesù operò durante i tre anni della sua vita pubblica, e che conserva numerose testimonianze della narrazione evangelica. L’idea è della Custodia di Terra Santa e punta a rivitalizzare e rendere più fruibile l’area archeologica per favorire un’esperienza di immedesimazione e di memoria del fatto cristiano. Tra le iniziative previste (e messe a punto insieme all’Associazione di Terra Santa, ong promossa dai francescani della Custodia), un museo che ospiterà reperti archeologici e ricostruzioni della vita del tempo, postazioni informatizzate distribuite lungo i percorsi dei visitatori, la piantumazione di specie arboree menzionate nella
Bibbia tipiche del primo secolo. La prima tappa di questo ambizioso progetto, che diventerà esecutiva all’inizio del 2010, consiste nella ripavimentazione della vasta area che viene percorsa dai visitatori che vogliono ammirare da vicino i reperti più significativi. A questo scopo verrà utilizzato un ingente quantitativo di porfido rosso in lastre e cubetti, per una superficie totale di 2500 metri quadrati, La pietra ricavata dalle cave italiane verrà donata e utilizzata per ripavimentare i percorsi dell’area archeologica. Un’operazione che vale più di 150mila euro frutto della generosità e dell’imprenditoria del Trentino.
L’annuncio viene dato oggi nel corso di una conferenza stampa alla quale partecipano i diversi protagonisti dell’operazione.
L’idea di coinvolgere il Trentino nella ristrutturazione di un’area così significativa nel racconto evangelico è nata tempo fa durante una delle riunioni preparatorie coordinate dal francescano Stefano De Luca, responsabile degli scavi di Cafarnao. Così la ricorda Ettore Soranzo, un ingegnere italiano che da tempo collabora con la Custodia: «Gli architetti israeliani avevano proposto di utilizzare per la ripavimentazione dell’area un porfido di provenienza cinese, che poteva essere acquistato a un prezzo molto concorrenziale. A quel punto lanciai una proposta alternativa: 'Perché invece non valorizziamo l’ottimo porfido rosso che si ricava dalle cave del Trentino, terra di forti radici cristiane che forse aderirebbe volentieri a una richiesta di aiuto per sistemare il suolo dove camminò nostro Signore? Oltretutto, il porfido fiammato trentino presenta caratteristiche migliori: le venature rossastre sull’impasto grigio scuro rendono la composizione più varia, meno uniforme e statica rispetto a quello cinese». Restava il problema dei costi, decisamente più alti. Ma dopo avere contattato alcuni amici trentini conosciuti durante gli studi universitari a Padova, Soranzo assiste a quello che si potrebbe definire l’ennesimo 'miracolo di Cafarnao': si fanno avanti persone e realtà interessate all’iniziativa e con successivi coinvolgimenti viene portata a termine un’operazione a titolo gratuito che 'vale' complessivamente oltre 150mila euro, considerando il costo del porfido e le spese di viaggio delle tre squadre di posatori che arriveranno dall’Italia.
«Portare in Terra Santa un prodotto scavato e lavorato dalla nostra gente è come donare una parte di noi stessi», commenta Diego Schelfi, presidente della Cooperazione trentina. E l’assessore alla solidarietà internazionale della Provincia, Lia Giovanazzi Beltrami, ricorda che l’amministrazione è già presente in Medio Oriente con più di venti iniziative: «Vogliamo dare un segno tangibile di solidarietà e vicinanza ai cristiani di Terra Santa. Ma non ci fermeremo a questo: sarà importante anche creare un legame stabile con la popolazione locale, per esempio promuovendo corsi di formazione sull’arte del taglio della pietra». Ezio Pisetta, presidente del Consorzio Cavatori produttori porfido di Albiano, sottolinea che «pensare che nel cuore della cristianità ci sia un pezzo di Trentino ci riempie il cuore. Il porfido è la pietra che meglio rappresenta il nostro territorio: posarla in un luogo come Cafarnao sarà una grande emozione».
Dall’Italia arriva dunque il primo mattone di un progetto ambizioso che vuole tenere viva l’attualità di un patrimonio che rischia di essere ridotto a realtà meramente museale, mentre rappresenta una provocazione lanciata all’uomo di oggi perché riscopra il cristianesimo come una sfida e una proposta per l’oggi. Quelle che si conservano a Cafarnao sono pietre di una memoria viva.
G. Paolucci, Avvenire, 24.11.09

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