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Ricorre il 60° anniversario della RAI e... della S.Messa alla Tv


Quest'anno la Rai, radio televisione italiana, celebra un anniversario importante: il sessantesimo della inaugurazione ufficiale delle trasmissioni. Era il 3 gennaio 1954.
Molti ne hanno parlato e scritto offrendo i contributi più svariati: dalla aneddotica alla ricerca universitaria.
Non tutti sanno però che proprio agli albori della Tv è legata pure la prassi della trasmissione della S. Messa. Nel caso italiano essa iniziò a Milano.
Come avvenne per la radio - in Italia furono effettuate da Torino e da Trieste, nel 1931, le prime trasmissioni regolari della messa - anche per la Tv non mancarono sostenitori e oppositori di tale scelta.
La diatriba riguardava la specificità del sacramento - difficilmente piegabile a contesti che in un modo o nell'altro lo “alterano” - non certo lo strumento mediatico quando usato per l'annuncio evangelico.
Vi furono da subito pronunciamenti ufficiali da parte dei pontefici; vivace in particolare fu la riflessione organica attorno al decennio del Concilio Vaticano II, poi rinverdita negli anni '90. Ma, come spesso accade in molti campi, la prassi ha preceduto la giustificazione teorica.

La S. Messa alla televisione
Anche con l'invenzione della televisione, così come fu con la radio, la messa trovò di fatto un suo spazio. Le prime due messe alla tv furono celebrate nello stesso giorno e alla stessa ora: il 25 dicembre 1948. La televisione francese trasmetteva l'eucaristia celebrata nella cattedrale di Nôtre-Dame dal card. Suhard, mentre in America si mandava in onda dalla cattedrale di San Patrizio quella celebrata dal card. Spellman (il primato però spetta a Parigi per via del fuso orario).
Rapidamente la prassi della trasmissione regolare della messa prese piede: in Francia, in America, a Cuba, in Olanda. Si tratta quindi di una delle trasmissioni più antiche della televisione.
In Italia nel 1953 la televisione era ancora in fase sperimentale e serviva solo il Nord. Tuttavia, già in settembre, si trasmisero due funzioni religiose da Torino in occasione del Congresso eucaristico nazionale.
La prima messa alla televisione però fu quella celebrata nel Duomo di Milano dal card. Schuster il 1° novembre 1953. Da allora la trasmissione fu regolarmente continuata.
In realtà il capoluogo lombardo vanta anche un precedente che - a causa della fase di sperimentazione tecnica del mezzo - non può segnare tuttavia la data ufficiale di inizio delle trasmissioni. Resta comunque vero però che la televisione italiana trasmise la sua prima messa nel 1952, il giorno di Natale, dalla chiesetta di San Gottardo in Corte a Milano.
Per tornare al 1954, segnaliamo come in quella data si realizzò pure la prima messa in eurovisione, che Pio XII avrebbe dovuto celebrare da San Pietro, se la salute glielo avesse permesso. Questo non fu possibile e quindi l’eucaristia si celebrò a Parigi, sotto la presidenza del card. Feltin.
Un'ultima tappa significativa fu segnata nel 1967 quando da Mariazel si trasmise la messa via satellite oltre che in Europa anche in America. Per quell'occasione i telespettatori furono 180 milioni.

Questioni ancora aperte
Le brevi righe di questo articolo, di taglio cronachistico, non permettono digressioni. Ma una chiosa finale dobbiamo concedercela, almeno come augurio.
Quello della trasmissione delle celebrazioni liturgiche è un argomento che ciclicamente torna nella riflessione teologica, anche se meno diffusamente che in passato. In effetti, si è abituati a pensare che la trasmissione televisiva del culto cattolico sia un dato di fatto ormai scontato.
Con il modificarsi dei media - la comparsa delle tv commerciali nazionali e locali, ma soprattutto la pervasività del web - riteniamo invece sia necessario tornare sull'argomento. In alcuni casi, infatti, la scelta di trasmettere le celebrazioni liturgiche, di là dalle intenzioni, sembra retta più da logiche di marketing territoriale che da ragioni legate alla nuova evangelizzazione.
Un rinnovato approccio sistematico porterebbe ad utilizzare al meglio le possibilità che sono offerte dalla comunicazione contemporanea senza trascurare la riflessione teologico pastorale.
Al riguardo, alcune domande sono ineludibili: i motivi che avevano giustificato la messa alla tv in passato sono ancora validi? E sono identici anche per i New media? Il pubblico cui si diceva di rivolgersi (gli ammalati) è ancora la maggioranza? Se non lo è, come alcune ricerche evidenziano, quale rapporto tra media e comunità parrocchiale può essere ripensato?
Il sessantesimo anniversario della Rai potrebbe essere una felice occasione da cogliere anche su questo versante.















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