Uscite le nuove norme sull'ingresso ai luoghi di culto da parte della Conferenza episcopale italiana
In molti paesi europei e non solo, molte chiese ed edifici sacri sono visitabili solo attraverso il pedaggio. Spesso si tratta di cattedrali, grandi e famosi duomi, a volte semplicemente di chiese parrocchiali. In Italia vi sono chiese con ingresso a pagamento: si tratta, comunque, di eccezioni numericamente assai contenute, rispetto all’ingente patrimonio complessivo.
Per fare chiarezza sul tema, in una nota resa pubblica oggi, l'assemblea dei vescovi
italiani indica alcune regole «sull'accesso alle chiese aperte al culto non può essere condizionato al pagamento di un biglietto di ingresso». «Tale principio, - aggiunge la nota - tipico della tradizione italiana, in virtù del quale l’apertura delle chiese è gratuita, in quanto luoghi dedicati primariamente alla preghiera comunitaria e personale».
«Questa regola - spiegano i vescovi - vale sia per le chiese di proprietà di enti ecclesiastici che per quelle dello Stato, di altri enti pubblici e di soggetti privati. Si applica anche alle chiese di grande rilevanza storico-artistica, interessate da flussi notevoli di visitatori: è fondamentale, infatti, che il turista percepisca di essere accolto nel luogo sacro e, di conseguenza, si comporti in maniera adeguata e rispettosa».
Naturalmente tale principio, dicono ancora i vescovi italiani, «non impedisce che si possa esigere il pagamento di un biglietto per la visita a parti del complesso chiaramente distinte dalla chiesa, quali, per esempio, la cripta, il tesoro, il battistero, il campanile, il chiostro o una singola cappella».
Una recente indagine della CEI sull’intero territorio nazionale, risultano infatti solo 59 chiese per accedere alle quali viene chiesto il pagamento di un biglietto. Non è rara, invece, la scelta – a fronte di frotte di turisti – di contingentare il numero delle presenze, imponendo una turnazione al fine di assicurare la conservazione e la sicurezza del bene.
LUCA ROLANDI
Vaticaninsider
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