Nell’enciclica «Caritas in Veritate» Benedetto XVI lo afferma senza indugi: «la crescita demografica è di un aspetto molto importante del vero sviluppo, perchè concerne i valori irrinunciabili della vita e della famiglia». Secondo il Papa, «considerare l’aumento della popolazione come causa prima del sottosviluppo è scorretto, anche dal punto di vista economico: basti pensare, da una parte, all’importante diminuzione della mortalità infantile e il prolungamento della vita media che si registrano nei Paesi economicamente sviluppati; dall’altra, ai segni di crisi rilevabili nelle società in cui si registra un preoccupante calo della
natalità».Anche se «resta ovviamente doveroso prestare la debita attenzione a una procreazione responsabile, che costituisce, tra l’altro, un fattivo contributo allo sviluppo umano integrale», per Papa Ratzinger «l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica». «Grandi Nazioni - rileva - hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti», mentre «al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere».
Secondo il Papa teologo, del resto, «la diminuzione delle nascite, talvolta al di sotto del cosiddetto indice di sostituzione, mette in crisi anche i sistemi di assistenza sociale, ne aumenta i costi, contrae l’accantonamento di risparmio e di conseguenza le risorse finanziarie necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei cervelli a cui attingere per le necessità della Nazione». Inoltre, «le famiglie di piccola, e talvolta piccolissima, dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali, e di non garantire forme efficaci di solidarietà». «Sono situazioni - scrive – che presentano sintomi di scarsa fiducia nel futuro come pure di stanchezza morale».
Vatican Insider
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