Che futuro può avere una quattordicenne cresciuta in una famiglia poverissima della periferia di Bangkok, barattata dalla famiglia per mille dollari e condotta nella capitale tailandese per prostituirsi? Come potrà sopravvivere nella giungla della lussuria e nello squallore di una città di 8 milioni di abitanti, parlando solo il dialetto, umiliata nel corpo e nell'anima, ridotta schiava e completamente sola? Potrà mai sperare di avere una vita felice?
Lek aveva appena compiuto 14 anni quando alla porta di casa bussano "protettrici". Le donne, dopo averla vista, offrono mille dollari per portarla a Bangkok con la promessa di
un lavoro sicuro. Mille dollari sono una cifra esorbitante per un padre e una madre senza lavoro, che vivono in una baracca senza acqua potabile e senza sapere cosa riusciranno a dar da mangiare ai propri figli, e la promessa di un lavoro nella capitale è troppo allettante per un’adolescente che fino ad allora non poteva permettersi nemmeno di sognare.Ma le “protettrici” non proteggevano proprio nessuno. Scrutavano corpi, osservavano movenze per trasformerle in merce adatta a soddisfare le voglie perverse dei turisti occidentali e Lek, poco più che bambina, lo capisce solo una volta arrivata nella capitale, solo una volta scaraventata in uno squallido bordello.
Ingannata col miraggio di un lavoro, si ritrova costretta a alla prostituzione insieme ad altre migliaia di ragazzine. Secondo una ricerca dell'istituto del sistema sanitario tailandese, oggi sono circa 50 mila le prostitute minorenni nella capitale, che lavorano accanto a quelle "adulte", ovvero che hanno superato il diciottesimo anno, che sono circa 100 mila.
Nonostante sia senza soldi, senza la libertà di muoversi, senza documenti, e parli solo il dialetto, Lek non si rassegna e cerca di contattare sua sorella, che si trovava nel centro di formazione professionale cattolico «Baan Marina», diretto dalle Missionarie del Sacro cuore di Gesù e Maria. La congregazione, nata all'inizio del secolo scorso in Spagna, da 45 anni in Tailandia accoglie le ragazze provenienti dai quartiei poveri o dalla strada, aiutandole a recuperare la dignita' e aiutandole a costruire un futuro.
Lek sa che l’unico modo per uscire dalla schiavitù è quello di "saldare il debito", ossia dare ai suoi sfruttatori la stessa cifra che gli stessi avevano “pagato” ai suoi genitori: un’impresa impossibile considerato che si trova costretta a consegnare quasi l’intero importo del suo "compenso". Ecco che allra decide di rivolgersi proprio alle suore missionarie, grazie all'aiuto della sorella.
Non senza sforzi, viste le limitate disponibilità economiche dell’istituto, le religiose riescono a racogliere la cifra necessaria per riscattare la libertà di Lek ed estinguere il debito. Un gesto di grande generosità che avrebbe dato, anni più tardi, frutti inimmaginabili...
Entusiasta e profondamente grata per aver ritrovato una prospettiva di vita, Lek trascorre sei anni nell’istituto. Insieme ad altre cento ragazze studia ed impara il lavoro della sarta che – sperava – le avrebbe permesso di trovare lavoro in uno dei tanti laboratori della capitale. Intanto, giorno dopo giorno, sente crescere la fede in Cristo, che aveva mosso le sorelle ad aiutarla in un momento di estremo bisogno.Piano piano abbandona il buddismo e decide di farsi battezzare, poi di ricevere la Comunione e di confermarsi nella Cresima, sacramenti accompagnati da un crescente impegno nell’istituto come collaboratrice delle suore e catechista alle ragazze più giovani giunte a Bangkok dopo di lei e strappate dalla strada.
La speranza ritrovata di «Baan Marina» e la fede tuttavia non spengono il desiderio di infinito nel cuore della giovane che deciderà di consacrarsi e dedicare la sua vita al Signore.
Oggi da quel quattordicesimo compleanno trascorso sulle strade di Bangkok, sono trascorsi 20 anni. Lek vive la sua vocazione nel silenzio mentre le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù e Maria, pur proteggendo la sua pricavy, raccontano la sua straordinaria vicenda: “Lek oggi è serena, non serba rancore nei confronti della sua famiglia perché sa che anche loro sono stati ingannati – fanno sapere le suore – vorremmo che la sua storia possa dare speranza a tutte le ragazze che l’hanno perduta, specialmente alle giovanissime prostitute di Bangkok che si sento perse nel buio della loro schiavitù”. Anche delle loro vite, il Signore puòfare miracoli.
di Raffaella Frullone La Bussolaquotidiana
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