I dati dell'Osservatorio
della Società Italiana di Pediatria ci restituiscono un ritratto
sconvolgente dei ragazzi italiani, fra fumo, droghe e
ipersessualizzazione. Speriamo che se la cavano…
Qualche sera fa gli
studenti della terza media del quartiere festeggiavano la fine della
scuola e l’esame imminente. Hanno voluto fare una festa come nelle
serie americane, come i ragazzi grandi, quelle con il ballo in
palestra e i volantini che avvisano i vicini del possibile disturbo:
è inutile che chiamate i vigili urbani o i carabinieri, lo sanno già
che siamo noi…
Arrivavano a piedi, a
gruppetti, maschi con maschi e femmine con femmine. Oppure da soli,
portati
dalla mamma e fatti scendere qualche metro prima, perché gli
altri non possano vedere la piccola vergogna di non essere ancora
abbastanza indipendenti. Era una di quelle sere che a Roma ti
riconciliano con il mondo: un venticello malandrino, la luce del
tramonto che riesce ad essere sfolgorante e soffusa, nell’aria il
profumo dei gelsomini e dei tigli.
Nei giardini di fronte
alla scuola, aspettando che aprissero i cancelli, le dinamiche di
relazione si dipanavano nella consueta apparenza irresoluta che segna
l’età ingrata, in cui piccoli non si è più e grandi non si è
ancora. Le ragazzine volteggiavano con disinvoltura, truccate e
acconciate, seduttrici acerbe, con abitini variopinti e già
variabilmente succinti. I maschi ciondolavano tra loro più
impacciati, con addosso la goffaggine della prima adolescenza,
sbruffoni e sgraziati nei pantaloni troppo nuovi e camicie bianche
per un età adulta ancora tutta da conquistare.
A guardarli, così
diversi eppure così uguali a mille altri adolescenti di tante
generazioni, si fa fatica a leggere i dati dell’Osservatorio della
Società Italiana di Pediatria nello studio su Abitudini e stili di
vita degli adolescenti italiani. Dal 1997, la Sip indaga annualmente
un campione nazionale di adolescenti che frequentano la terza media
(12-14 anni). Dai dati emerge che sono sempre più gli adolescenti
che navigano su Internet per più di 3 ore al giorno (21,3% del
totale - dato 2012) e questo li rende più inclini al rischio:
fumano e bevono di più, leggono di meno, hanno un rendimento
scolastico inferiore, hanno comportamenti sessuali più
“adultizzati”, praticano meno sport. E, in percentuale superiore
alla media, trascorrono anche più di tre ore al giorno davanti alla
televisione (17,3 vs 29,3%): veri e propri videodipendenti. In altre
parole, l’uso massiccio di Internet e Tv, in mancanza di
un’adeguata responsabilità da parte dei distratti genitori, spinge
i ragazzi ad assumere comportamenti sempre più liberi e
trasgressivi. Questo aiuta a comprendere anche i numeri forniti
dall’ultimo Rapporto Eurispes, che evidenzia un significativo
aumento del consumo di droga e alcool negli adolescenti italiani. Ci
troviamo già al di sopra della media europea, con oltre 500mila
studenti delle scuole medie superiori che hanno consumato cannabis,
poco più di 60mila cocaina e 30mila oppiacei, su una popolazione
scolastica pari a 2,5 milioni di ragazzi. Età media del primo
contatto: 15 anni. Ma la trasgressione più cercata trova spazio
soprattutto nell’ipersessualizzazione: un adolescente su 4 sarebbe
affetto da dipendenza da pornografia. Disponibile ogni giorno, ogni
ora, da pc, smartphone e tablet, il sesso facile disabitua a
relazionarsi con persone e contesti reali, diminuendo sempre di più
il desiderio verso un autentico oggetto d’amore, scatenando
comportamenti compulsivi ed emulativi, distorcendo l’immagine
femminile e dell’amore.
Aumentiamo l’attenzione.
La società dei consumi cerca di rendere (e di vendere) i ragazzini
come più adulti e smaliziati di quanto non siano in realtà:
arroganti per insicurezza, scettici per disillusione, bulli per
isolamento. Perdersi è un attimo, nei giardini di fronte alla
scuola.
Emanuela Vinai
Agensir
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