Il
Papa ha nominato nuovo nunzio apostolico in Israele e delegato
apostolico in Gerusalemme e Palestina mons. Giuseppe Lazzarotto,
arcivescovo titolare di Numana. Mons. Lazzarotto, nato 70 anni fa a
Carpané di San Nazario, in diocesi di Padova, era finora nunzio in
Australia. Sergio Centofanti gli ha chiesto come abbia accolto la
nomina:
R.
– Con grande emozione, devo dire, e, naturalmente, con un senso
profondo di gratitudine al Santo Padre per la
fiducia che mi ha
accordato. Per me ritornare a Gerusalemme è proprio un ritornare a
casa, nel senso che alcuni anni fa ho avuto questo grande onore di
prestare il mio servizio in Terra Santa, ma allora non ero nunzio.
Adesso ci ritorno con la responsabilità piena di rappresentante del
Santo Padre. Sono cosciente che si tratta di una sfida importante.
E’, però, una sfida che accetto con gioia, perché penso che sia
importante continuare il lavoro che in questi ultimi anni è stato
svolto con grande impegno, con grande generosità dai miei
predecessori. Io mi metterò sulla scia del loro lavoro e continuerò
ad offrire il mio pieno contributo per il dialogo e per la pace.
D.
– Quali sono a questo proposito le sue speranze per questa terra?
R.
– Beh, la speranza è che prevalga sempre questo senso profondo di
consapevolezza che solo attraverso il dialogo, il camminare insieme,
si possono trovare le soluzioni giuste e più adeguate per venire
incontro a quelle che sono le aspirazioni - son sicuro - di
tantissime persone, della grandissima maggioranza. Sono tanti gli
uomini e le donne di buona volontà che vivono in Terra Santa e che
si sforzano quotidianamente, un passo dopo l’altro, perché questa
via verso la pace sia finalmente aperta a tutti. Questo è il mio
grande desiderio, la mia aspirazione e la mia speranza.
D.
- L’attende, adesso, la piccola ma importante e vivace comunità
cristiana della Terra Santa…
R.
- Quando penso alla comunità in Terra Santa, mi passano davanti
tanti volti di persone che ho conosciuto, con le quali ho già avuto
contatti di lavoro ed anche di amicizia fraterna, momenti di
preghiera, momenti molto intensi trascorsi con loro, quando dall’’82
all’’84 ho prestato il mio servizio a Gerusalemme. Poi anche in
altri momenti come nunzio in Iraq e Giordania ho avuto l’occasione
di ritornare qualche volta a Gerusalemme. I membri della comunità
cristiana vivono quotidianamente il loro impegno, la loro
testimonianza di fede, ma una testimonianza fattiva, attraverso
questo impegno quotidiano, attraverso i piccoli gesti di fraternità,
i piccoli gesti d’intesa, di dialogo, di amicizia. Credo che sia
questa la via necessaria, che dobbiamo tutti percorrere per arrivare
alla grande aspirazione, che sta davanti a tutti noi: un vivere
insieme nella concordia e nella fraternità per essere testimonianza
viva del Signore risorto.
D.
- Pensando in questo momento anche a quanto sta accadendo in Siria,
la comunità cristiana della regione ha un ruolo importante proprio
come ponte di dialogo…
R.
- Sicuramente, è un ponte di dialogo molto importante in quella
terra. Come rappresentante pontificio sarà mio impegno precipuo,
interpretare, come rappresentante del Santo Padre, questo impegno,
per aiutare tutti quanti a portarlo avanti e svilupparlo.
2012-08-18
Radio Vaticana
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