Mons.
Alessandro Plotti,
amministratore apostolico della diocesi di Trapani, celebra stamani
la Messa con la comunità di Makari, uno dei centri molto provati nei
giorni scorsi dai roghi che hanno distrutto vaste aree del territorio
trapanese, compresa la bellissima macchia mediterranea della Riserva
naturale dello Zingaro. Mons. Plotti così si è espresso a Radio
Vaticana.
R.
– Chi ha avuto le fiamme vicino casa ha avuto veramente la paura di
perdere
tutto, come è successo a Makari e in altri paesi. La
reazione è stata forte, di paura, anche di sdegno, perché in fondo
tutti gli anni ritorna questo fenomeno di cui non si riesce a venire
a capo. La Chiesa, con i suoi parroci, è stata molto vicina alle
persone, che sono state aiutate a vincere questa paura e in qualche
modo a far fronte a questa emergenza in maniera costruttiva senza
creare panico, proprio perché non si capisce quale sia la logica che
sta dietro a questi incendi.
D.
- Anche l’ultima Enciclica del Papa, la Caritas in veritate, pone
l’accento sulla salvaguardia del creato…
R.
- Noi abbiamo coste marine meravigliose. Siamo in una terra stupenda.
Naturalmente il fatto che venga deturpata in questo modo è un
“vulnus”, è una ferita a quella armonia del Creato che invece
dovrebbe essere un’esigenza. Credo che bisogna educare la gente a
una maggiore vigilanza perché credo che questi fenomeni si
prevengano soltanto nella misura in cui si formi la coscienza che il
Creato è di tutti e tutti ne sono responsabili.
D.
– E’ possibile sensibilizzare le comunità di fedeli su queste
tematiche?
R.
– Bisogna intanto educare la gente a una maggiore salvaguardia.
Molti di questi incendi sono divampati per l’incoscienza di
qualcuno che per bruciare rovi e sterpaglie nel proprio orto, nel
proprio piccolo campo, ha creato incendi di proporzioni gigantesche.
Credo che la comunità cristiana dovrebbe parlarne di più, educare
soprattutto le nuove generazioni a farsi carico di una vigilanza sui
comportamenti perché molto spesso questi fenomeni sono dolosi nella
misura in cui partono da una disattenzione e da una incoscienza di
fronte alle conseguenze. Noi per la Giornata della salvaguardia del
Creato ci proponiamo di fare una ricognizione dei fenomeni che
portano disgregazione e che portano violenza nei confronti della
natura.
D.
- Lei ha parlato anche di intenzioni, di chi si serve dei roghi per
ottenere profitti. C’è anche la mano della criminalità
organizzata?
R.
- E’ un’ipotesi, perché effettivamente i roghi, gli incendi,
sono divampati in zone turistiche, creando un danno enorme
all’economia di questa terra che già è di per sé precaria. Si
potrebbe pensare che c’è anche il desiderio di far vedere che in
fondo non c’è sufficiente controllo da parte dello Stato e quindi
per difendere il Creato bisogna ricorrere a forze che hanno governato
e governano spesso i rapporti tra le persone e tra le istituzioni.
Certamente si intravede un piano, un progetto davvero criminale di
colpire quelle zone turistiche.
D.
- Voi cosa chiedete alle istituzioni?
R.
– Intanto la prevenzione e il controllo perché purtroppo la
guardia forestale, il servizio civile, intervengono quando arriva
l’emergenza. Bisognerebbe invece fare una mappatura un po’ più
dettagliata dei luoghi a rischio e controllarli perché molto spesso
questo territorio è abbandonato a se stesso. Il sindaco di San Vito
Lo Capo si è lamentato che sono stati lasciati soli, non c’erano i
Canadair, non c’era soprattutto un personale qualificato che
potesse intervenire in maniera efficace.
Marco
Guerra
Commenti