Due incontri con bambini e
la soddisfazione delle domande che fanno sorgere.
La bambina, sui due o tre anni, è in
braccio alla mamma. Mi vede passare per la piazza e dice: Tu come
ti chiami? Io rispondo: Non mi conosci, ci vediamo spesso? E lei sicura: Ah sì, sei quello della messa! È bello essere riconosciuto come
“quello della messa” segno che per questa bambina il mio
celebrare è distintivo che mi disegna anche fuori dalla chiesa. La bambina ha capito che la messa, per
il cristiano, non è un corollario ma è ciò che lo identifica anche
come uomo oltre che come credente. E gli adulti?
Se non diventerete come bambini...
Alla fine dell'anno di catechismo si
tirano le somme. Un bambino scrive su un foglietto un pensiero
riassuntivo di quanto appreso dalla catechista: Gesù aveva tutto
quello che ha il povero. Non dice che Gesù è anch'egli povero,
ma riconosce che pure il povero “ha” qualcosa: il sufficiente che
non gli fa perdere la dignità. Un quid che va bene anche a Gesù. La pensiamo tutti come quel bambino?
Ma vale anche l'opposto. Che riscrivo
così: Il povero ha tutto quello che ha Gesù.
Lo hai fatto poco meno degli angeli...
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