La Commissione episcopale
«Giustizia e Pace» ha tracciato gli «Insegnamenti cattolici per
l’ambiente», una summa del pensiero cattolico sull'ecosistema e
sul suo sviluppo
La fede a difesa del
creato. La conferenza episcopale della Corea del sud ha realizzato il
vademecum del cattolico ecologista. La Commissione episcopale
«Giustizia e Pace» ha tracciato gli «Insegnamenti cattolici per
l’ambiente», una summa del pensiero cattolico sull'ecosistema e
sul suo sviluppo. La crisi economica e finanziaria e quella che ha
colpito l'essere umano nel suo insieme «creano un danno enorme alla
natura, che cresce con enormi dolori causati dal nostro sviluppo
senza ritegno e dal furto delle risorse naturali», scrive monsignor
Mattia Ri Iong-hoon nella nota
introduttiva agli «Insegnamenti
cattolici per l'ambiente» pubblicati nei giorni scorsi in Corea del
Sud.
Il modello nella
salvaguardia del creato è San Francesco, il patrono dei verdi degli
animali, l’antesignano dell’ecologia, oltre che l’apostolo
della povertà e dell’umiltà, venerato non solo in quanto modello
morale, ma anche in quanto difensore dell’ambiente. Il Poverello
anticipò i movimenti ambientali con il suo amore per la creazione e
i suoi dialoghi con le piante e gli animali, così come quelli
femministi con il suo rispetto per le donne, esemplificato dal
rapporto con Santa Chiara. «Il testo è curato dalla sezione
Ambiente della Commissione episcopale Giustizia e Pace, guidata
proprio da monsignor Ri- riferisce l’agenzia del Pontificio
istituto missioni estere, Asianews-.Si tratta di una raccolta di
testi che spaziano dalla Lumen Gentium alla Gaudium et Spes, dai
documenti papali sull'ambiente ad altri scritti provenienti dalle
Conferenze episcopali di tutto il mondo. Una sorta di vademecum per
il cattolico ecologista».
Nella sua nota, monsignor
Ri spiega: «Come Chiesa cattolica abbiamo il dono di essere in tutto
il mondo. Dobbiamo prendere il nostro tempo e cercare di dare una
nostra risposta al problema dell'ambiente, che si fa sempre più
presente per tutti noi. Non potendone dare una sola, dobbiamo cercare
di capire le diverse realtà di tutto il mondo: a questo possono
essere molto utili gli scritti universali raccolti in questo testo».
La questione ambientale in Corea del Sud è molto sentita. Gelosi del
proprio clima, i coreani protestano molto spesso e con molta veemenza
contro gli abusi edilizi, la deforestazione e gli insediamenti
militari sul mare.
Tuttavia, lo sviluppo
economico selvaggio che ha colpito il Paese rende sempre più
difficile la difesa dell'ecosistema. Nel messaggio inviato dalla
Commissione episcopale giustizia e pace in occasione della Giornata
per l’ambiente, i vescovi coreani hanno ammonito: «Siamo troppo
arroganti, dobbiamo tornare a curarci della Terra». Infatti,«come
Dio, che ama tutte le anime, soltanto prendendoci cura dell’ambiente
abbiamo una possibilità di migliorare la nostra vita. Dobbiamo
pensare ai fiumi, ai laghi e agli animali come a esseri pienamente
viventi e degni della nostra più grande considerazione. Dobbiamo
vivere tutti insieme senza arroganza». Precisa monsignor Ri:«Il
principale colpevole della crisi ambientale del mondo, Corea inclusa,
non è altri che l’essere umano. Noi siamo agenti colpevoli:
schiavi dell’economia, dell’avarizia, dell’avidità di possesso
e di edonismo. Siamo asserviti allo sviluppo indiscriminato».
Dunque, «questi fenomeni, che non sono altro che peccati, nascono
dalla nostra illusione arrogante secondo la quale possiamo fare tutto
e risolvere tutti i problemi». Questa è una delle «molte facce
della Torre di Babele». Questo è un problema che nasce «dalla
negazione delle nostre responsabilità: noi dovremmo essere curatori
della creazione di Dio e di tutte le sue amate creature». Il mondo,
sottolinea la conferenza episcopale coreana, «è avvolto dal
dolore».
Secondo il rapporto sullo
«Stato del futuro» delle Nazioni Unite, il problema più pressante
del villaggio globale è il cambiamento climatico. «Il rapporto ci
dice che la temperatura si alza e il mare aumenta per lo scioglimento
dei ghiacciai. E i disastri naturali ci dicono che la situazione va
peggiorando. Per salvarci dobbiamo pensare ai fiumi, ai laghi e agli
animali come a esseri pienamente viventi e degni della nostra più
grande considerazione». Inoltre i disastri naturali «pongono un
grave interrogativo a tutti i credenti, che si chiedono perché Dio
li permetta. Ma attraverso questi disastri, il Signore prepara grandi
grazie all’umanità.
Ed è su questo che ci si
deve concentrare». I disastri ambientali come il disastroso tsunami
in Giappone «forniscono una nuova occasione per tutti noi. I fedeli
si interrogano sul perché Dio li abbia permessi, ma ci dobbiamo
invece concentrare sulle grandi grazie che, tramite questi, prepara
per l’uomo».
GIACOMO GALEAZZI
Vaticaninsider
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