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Continue aggressioni. La situazione dei copti

In occasione della festa del Natale, che i copti celebreranno tra la notte del 6 e il giorno 7 gennaio, riporto una riflessione - frutto della comunità copta italiana - su quanto sta avvenendo, e non da adesso, ai cristiani in terra di Egitto.
Ieri ho telefonato ad abuna Gabriel, del monastero di Cinisello Balsamo, per assicurare la preghiera mia e della mia parrocchia in questo tempo di prova per i fedeli della sua Chiesa.
In Italia e in Europa si susseguono le iniziative, le dichiarazioni di solidarietà e le condanne della violenza dopo la strage del 31 dicembre nella chiesa dei Santi ad Alessandria d’Egitto. Solo pochi giorni prima la comunità copta italiana diffondeva una nota, di cui riportiamo un’ampia sintesi, circa la situazione dei Copti in Egitto. Alla luce di quanto è accaduto, essa risulta di stringente attualità.

La comunità copta in Italia si dice “profondamente addolorata per le continue aggressioni, gli omicidi, gli
attacchi e le ingiustizie subite, nel corso degli ultimi anni, dai nostri fratelli Copti in ogni parte d’Egitto fin negli angoli più remoti della Nazione”. A tale riguardo il testo cita un fatto di violenza “ad Omraniyya”, vicino al Cairo, dove “sono morti due giovani, e 70 sono rimasti feriti… Quel giorno ad Omraniyya è scoppiata una guerra sproporzionata tra giovani inermi e legioni delle forze di sicurezza egiziane che li hanno attaccati impietosamente e picchiati con i manganelli”.

Ci si chiede: forse che il governo abbia deciso di trasformare le manifestazioni e i sit-in di protesta garantiti dalla Legge in un campo di battaglia? I Copti che manifestavano, come tutti i Copti, sono persone pacifiche e non inclini alla violenza. Pur tuttavia, sono considerati alla stregua di criminali e trattati come terroristi che meritano di essere arrestati, trattenuti come ostaggi senza indagini e senza avvocati. Al contrario di quanto accaduto nelle recenti manifestazioni islamiche al Cairo, ad Alessandria e a Tanta nelle quali sono stati oltraggiati apertamente rappresentanti della Chiesa copta della quale sono ben noti l’amore e la fedeltà per la Nazione che difende in tutte le sedi internazionali. Quella stessa Chiesa che considera le violazioni subite come panni sporchi da lavare in famiglia. In queste manifestazioni di inaudita violenza è stato insultato in vario modo S.S. Shenuda III sotto lo sguardo delle forze dell’ordine che non hanno adottato alcun provvedimento in merito. A ciò, si aggiunga la lunga serie di sofferenze patite dai Copti a causa della devastazione delle loro proprietà e delle loro attività commerciali. Inoltre, si consideri che, con il pretesto dell’influenza suina, il governo ha emesso un decreto con il quale sono stati abbattuti numerosi capi di suini del cui allevamento vivevano intere famiglie cristiane, ora ridotte letteralmente sul lastrico. Tale decreto irresponsabile era stato preceduto da numerosi misfatti ai danni di Copti: l’assassinio dei gioiellieri a Nagaa Hammadi e nel quartiere cairota di Zaytun; la distruzione di case e farmacie a Dairut e Farshut; l’incendio doloso di case cristiane ad Abu Tisht. I responsabili di questi crimini non sono stati fermati e le richieste avanzate dai Copti non sono state accolte né a Matay né nella periferia cairota di Omraniyya. A ciò si aggiunga anche la difficoltà che hanno i Copti di fare carriera nell’esercito, nella polizia, nella Giustizia, nella diplomazia e negli apparati statali sensibili come i servizi di sicurezza, le forze dell’ordine e la guardia repubblicana in base a motivazioni discriminatorie come la non fedeltà dei copti allo Stato, l’incapacità o l’inesperienza oppure tacciandoli apertamente di tradimento.

Per tutto questo, chiediamo allo Stato egiziano di:
1. emanare la Legge unica per i luoghi di culto che realizzi l’uguaglianza tra tutti i cittadini egiziani;
2. abolire l’indicazione della “religione” in tutti i documenti e soprattutto nelle domande di impiego o nei documenti di compravendita e di delega perché contraria alla Legge della cittadinanza che eguaglia tutti i cittadini davanti alla Legge senza distinzione alcuna di religione e sesso;
3. applicare la Legge per tutti e abolire la pratica consuetudinaria che impone ai Copti di riconciliarsi con i propri carnefici ogniqualvolta che loro, le loro proprietà o la sede delle loro attività vengono aggredite;
4. offrire protezione ai Copti, ai loro beni e ai loro diritti tra i quali spicca il diritto di costruire luoghi di culto;
5. non far interferire negli affari religiosi dei Copti gli apparati dello Stato e la Giustizia;
6. riformare e modificare i programmi scolastici di modo che siano rispettosi della presenza cristiana nel Paese, eliminare dai libri di testo ogni umiliazione ai danni dei non musulmani, insegnare ai bambini la tolleranza, l’accettazione dell’altro, il rispetto dei diritti dell’uomo, la fede dell’altro e la libertà religiosa;
7. rilasciare tutti i copti detenuti ingiustamente e in special modo padre Mattaus Wahba e i ragazzi di Omraniyya; giudicare i responsabili della morte dei giovani affinché la condanna sia da esempio per gli altri, a dimostrazione che la Legge è super partes;
8. far rispettare l’imparzialità e la neutralità ai mass media quando trattano vicende legate a cristiani e a musulmani e non aizzarli ad assumere posizioni estremistiche volte a creare divisione tra l’elemento cristiano e quello islamico del Paese.

Il testo si conclude con una preghiera per le vittime, le loro famiglie, l’Egitto e il suo presidente Mubarak. Agensir

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