Oggi l’Ufficio pellegrinaggi di Varese festeggia – presso il De Filippi - i 25 anni di attività. Sono attesi il Vicario episcopale del luogo insieme a molte altre persone legate al mondo dei viaggi dello spirito. Di seguito l’intervento che terrò durante la conferenza che precede la celebrazione della S. Messa e la cena di gala.
“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”. Quanto sostenuto dall’americano John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura, è ancor più vero se riferito ai pellegrinaggi e alla loro esplicita apertura alla conversione.
Per questo motivo la Chiesa ha posto da sempre una cura particolare al settore, investendo in progetti ed in persone. L’Ufficio Pellegrinaggi di Varese, animato dal Comm. Angelo Antonetti, ne è un esempio da venticinque anni. Una ricorrenza importante poiché segna la stagione del consolidamento e la possibilità quindi di affrontare, col medesimo spirito di servizio sin qui dimostrato, nuove sfide. Come quelle che arrivano dal fronte della nuova evangelizzazione che ha come interlocutore un uomo per il quale il cammino sembra prevalere sulla meta, il comfort è un must e la dimensione comunitaria si arrende a quella individuale.
Eppure il suo procedere è umanamente significativo e intrecciato con la Grazia che solo Cristo dona. È, infatti, la speranza - virtù teologale - il motore interno di ogni
movimento, anche se non sempre se ne ha coscienza.
L’uomo viator quindi resta intrinsecamente un pellegrino dello spirito. In diversi modi e in gradi diversi egli è incluso nel flusso della Chiesa di Cristo pellegrinante.
Lo ha ricordato con efficacia Benedetto XVI nel messaggio inviato il 6 novembre u.s. al II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari. Ha scritto, tra l’altro, il Papa affiancando l’esperienza del pellegrino a quella di ogni uomo: “La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità, li apre a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione. E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l’azione dello Spirito Santo”.
Il compito degli operatori pastorali del cammino, quindi, consiste nell’essere strumenti adatti per promuovere la qualità di un’esperienza religiosa così descritta.
Grazie, allora, all’Ufficio pellegrinaggi di Varese per quanto fatto e auguri per quanto ancora farà. Sia di garanzia la sintonia, sempre manifestata, con la Chiesa ambrosiana che celebra in questo anno il IV centenario della canonizzazione di S. Carlo Borromeo “inventore” dei Sacri monti, luoghi popolarissimi di pellegrinaggio. E di conversione.
Non è, infatti, un caso che il card. Dionigi Tettamanzi abbia aperto le commemorazioni del compatrono affidandosi ad un’immagine di movimento: “Prego perché sia dato a me, a tutti i fedeli di questa nostra Chiesa diocesana, di vivere questo anno pastorale come un tempo per camminare, certi dell’intercessione di san Carlo, verso una vita più santa”.
Don Massimo Pavanello
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