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L'esperienza di Sr. Antonietta nella comunità cattolica cinese a Milano

La cronaca ha riportato alla luce la questione Cinese ed in particolare quella riguardante la sfera religiosa in quel Paese. Qui riportiamo una testimonianza di quanto con umiltà ed efficacia si fa in una parrocchia di Milano per la cura spirituale dei fedeli di quelle terre. La narrazione si sofferma soprattutto sull'inizio dell'esperienza, ma ora vi è pure un cappellano stabile: don Domenico Liu (nella foto), parroco della comunità cattolica cinese a Milano.
Tutto è cominciato per caso, quando un giovane Padre cinese, studente qui a Milano, mi ha telefonato dicendo che desiderava conoscere la comunità cattolica cinese.
Io, in verità, non ero mai stata nella comunità cinese, ma avevo saputo che i cattolici erano soliti trovarsi di
tanto in tanto per una Messa in cinese, nella parrocchia della SS. Trinità in Via Giusti. Così sono andata a conoscerne il parroco, il quale è stato ben felice di sapere che qualcuno era interessato a fare qualcosa di più per i cinesi presenti in città.
Abbiamo cominciato a fare dei passi per avere una comunità più organizzata. Padre Pietro Cui, coordinatore nazionale della "Pastorale per i Cattolici Cinesi" residenti in Italia, ha assicurato la sua presenza settimanale, fino a che non troverà un padre cinese che possa risiedere permanentemente a Milano. Con lui abbiamo dato inizio a un lavoro pastorale più efficiente.
Ci troviamo ogni Sabato pomeriggio per organizzare la catechesi e la Messa del giorno dopo. Al mattino della Domenica ci troviamo ancora per una lezione di italiano a ragazzi che non possono permettersi il lusso di andare a scuola, per questione di tempo o di soldi. Alle due c'è la catechesi e alle quattro c'è la Messa in cinese. Poi ci si ritrova per un tè insieme, che diventa anche occasione per conoscere i nuovi arrivati.
La comunità cresce di giorno in giorno. Abbiamo fissato un cartello sul cancello, che avverte i passanti della presenza della comunità cinese e della Messa settimanale in cinese.
Un giorno, mentre stavamo parlando in cinese lì sul cancello, è passata per strada una coppia di ragazzi cinesi che si sono fermati a leggere e ad ascoltare. Ci hanno chiesto se veramente lì si poteva avere la Messa in cinese. La ragazza ci ha detto che era cattolica e una volta in Cina andava in Chiesa, ma ora non più, perché non sapeva dove andare.
Voi obietterete che a Milano non mancano le Chiese, ma purtroppo la questione non è così semplice: quando vengono qui, i cinesi si sentono sradicati dalle loro abitudini e non riescono a sentirsi parte di un mondo che non conoscono.
Lavorano per aiutare la famiglia, quella che eventualmente hanno in Italia e quella rimasta ancora nei villaggi cinesi, e non trovano riferimenti che li sostengano nella vita di fede.
Girando per Via Canonica o per Via Paolo Sarpi, e vedendo tanti cinesi indaffarati, sento dentro una grande sofferenza, pensando a quanti di loro sono battezzati e nel loro Paese di origine vivono il loro Battesimo rischiando persecuzione e carcere, ma che qui, presi dalla vita frenetica e dalla solitudine, finiscono per dimenticarsi della fede cristiana.
A Messa, una volta, ho sentito una signora piangere dietro le mie spalle. Alla fine della celebrazione l'ho avvicinata. Mi ha detto che era molto commossa, perché era la prima volta che partecipava a una Messa in cinese dopo molti anni.
La mia presenza tra loro si può definire come quella di una persona che, conoscendo almeno un poco la loro realtà, si fa ascolto e accoglienza.
Credo di poter anche in qualche modo diventare strumento perché entrino di più nel nostro mondo. In poche parole, cerco di farmi prossimo. Siamo sorpresi di vedere che tanti giovani si uniscono alla comunità e ascoltano volentieri le catechesi sui misteri della fede cristiana. Alcune famiglie hanno bisogno di aiuto psicologico e spirituale e si cerca di venire loro incontro, per rendere la loro vita meno dura. Ci sono persone che hanno dovuto lasciare la Cina per ragioni politiche o religiose e non vedono figli e moglie da anni; ci sono ragazzi che non parlano l'italiano, ma che desiderano essere preparati per il Battesimo; per fortuna ci sono tra loro anche famiglie molto sane che sono solidali con chi è più disagiato.
Questo è l'aiuto che la comunità sta cercando di dare: creare un ambiente dove i cattolici cinesi si possano ritrovare e si possano sentire liberi, in modo da potersi poi integrare nel nuovo Paese con più serenità. Vogliamo aiutarli a trovare la forza di affrontare i disagi di essere "pellegrini in terra straniera", sapendo che Dio li ama e che ci sono persone che sono pronte a dare loro una mano.

Tratto da http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/rit_donofrio1.htm

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