Questa
mattina alle ore 10, e in replica alle 17.40, sono intervenuto a
Radio Marconi commentando l'Esortazione del papa “Evangelii
Gaudium”, uscita ieri e oggi citata da tutti i giornali.
Balza
all'occhio lo stile
Innanzitutto
la cifra caratteristica del documento sta nello stile, io credo. Si
tratta, in prima battuta, di un testo che chiamerei “narrativo”.
È una raccolta sistematizzata di pensieri che il papa ci
ha già
abituati a conoscere in questi mesi esposti nella forma del “sogno”:
sogno una chiesa che...
Questo
ci conferma che abbiamo di fronte un papa giovane che vuole una
chiesa giovane. Quando i sogni sono più dei ricordi non possiamo
certo parlare di vecchiaia.
La
seconda caratteristica è il ricorrere a citazioni bibliche - sine
glossa, egli
dice - usando così il metodo sapienziale dei Padri della chiesa -
magari meno puntuali per esegesi - più che dei Dottori della chiesa.
La
terza osservazione che faccio riguarda ancora le note: scorrendole vi
si trova abbondantemente citato Paolo VI o nella forma del nome
proprio o in quella collegiale del Vaticano II. Il papa più grande
del '900, come sorprendentemente mi ha detto mons. Capovilla
segretario di un altro amato pontefice.
Esiste
solo una città abitata da tutti
Prima
di elencare alcune questioni contenutistiche di indubbio interesse,
mi si lasci spendere ancora una parola sulla apparente novità di
approccio. Dico apparente poiché la storia della chiesa e della
teologia già ha vissuto proposte di questo tipo.
Il
papa nella sua visione non si pone come un estraneo difronte al
mondo, bensì dentro al mondo. Egli non sposa la linea delle due
città - la terrena e la divina - che si affrontano. Ma ritiene che
esista una sola città - tutta amata e pensata da Dio - nella quale
ciascuno, di là dalla vocazione specifica, è in effettiva parentela
con l'altro. Da qui discende la responsabilità reciproca, ma anche
la previa stima reciproca.
La
missione
Eccoci
quindi alle questioni più contenutistiche. Ne cito tre, fra le
tante. Prendendo l'occasione per ricordare come sarà necessario per
tutti leggere interamente il documento senza fermarsi ai titoli.
La
missione. È sempre stato un elemento caratterizzante del
cristianesimo, diversamente da altre religioni. Ora il papa, che
viene da una chiesa di missione, ci ricorda quanto bene fa questa
natura. Tra le molte letture possibili io intravvedo pure una sorte
di gratitudine personale in questa insistenza. Come a dire: fidatevi
di me che sono figlio della evangelizzazione. La missione è tutta
salute.
Collegialità
e decentramento
C'è
poi il tema della collegialità dei vescovi e del decentramento di
alcuni poteri. La questione può sembrare molto tecnica. E per la
verità non può prescindere dalla - virgolette - “tecnica
teologica” . Tuttavia ci riporta all'idea di incarnazione storica
di Cristo e di inculturazione del vangelo. L'inculturazione, ancora
un tema missionario...
Che
vale anche per l'Europa. Qualche commentatore affrettato sembra
suggerire che per la rinascita della chiesa in Europa sia sufficiente
che questa si ispiri alla chiesa X o alla chiesa Y. Ma ciò sarebbe
in contraddizione con quanto il papa chiede.
La
finanza senza volto
Infine la
questione finanziaria. “Il denaro deve servire e non governare”,
scrive il papa.
Che
correttamente insiste non sull'economia – che nel bene o nel male e
fatta di relazioni e quindi possiede l'idea di etica – bensì sulla
finanza. Che è matematica applicata ai soldi e che così come è
risulta “senza volto e senza uno scopo veramente umano” continua
il papa. Il quale non dimentica però la responsabilità dei singoli
laddove ad esempio vige , sono ancora parole sue, “una corruzione
ramificata e un’evasione fiscale egoista”.
Tutto
quindi deve essere al servizio della felicità dell'uomo perchè il
vangelo è felicità. Persino la povertà della chiesa: “sogno una
chiesa povera per i poveri”, ha detto Francesco. Quindi non una
chiesa povera fine a se stessa, bensì alleggerita per camminare
speditamente con gioia tra gli uomini.
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