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Gioco d’azzardo e telefonini, nuove patologie

Quasi 4 milioni di italiani malati di gioco, lavoro e anche di sesso. E come se non bastasse, uno studente su 3 è dipendente dal telefonino. È quanto emerge dai dati forniti dalla S.I.I.Pa.C, la Società italiana intervento patologie compulsive, che si occupa di guarire gli italiani da queste nuove “addictions”.
Si tratta di vere dipendenze, alla stregua di quelle più classiche da droga e alcol. Il lavoro e il sesso sono quelle più diffuse tra gli italiani (il 6%), ma la
dipendenza che si cura di più è quella dal gioco (ne è colpita il 3% della popolazione).
In questo caso, ha spiegato la psicologa Florinda Maione, responsabile della sede S.I.I.Pa.C di Roma, tra le vittime ci sono anche giovanissimi, anziani e donne. Ma come gioco non si intende solo quello d’azzardo. «Si va dal gioco online – ha spiegato Maione – che è più alla portata dei giovani, che giocano riuscendo facilmente a tenere all’oscuro i genitori, al “gratta e vinci” che è vietato ai minori, ma questo si dice troppo poco». I giovanissimi, tra l’altro, non esitano a fare scommesse in denaro. Le donne, spiega ancora Maione, «puntano più su giochi come il lotto, il bingo e le slot machine». Il risultato è sempre lo stesso: «Un danno economico – sottolinea la psicologa – ma anche una vita rovinata: il gioco, così come il sesso, influisce al punto da far perdere gli affetti e anche il lavoro».
Altra dipendenza calda, è quella chiamata “sex addiction”. Ad avere questo problema, quindi, non sono solo i vip famosi da Tiger Woods a Michael Douglas (entrambi sono stati ricoverati in cliniche ad hoc), ma anche persone normalissime.
Stesse percentuali per la dipendenza dal lavoro, una patologia più maschile: «In Italia è colpito il 6% e le categorie più a rischio sono i manager e i giornalisti. A livello mondiale – ha ricordato la psicologa – l’8% è risultato patologico e la graduatoria vede Usa al primo posto, a seguire Giappone e Israele». Tra le nuove dipendenze patologiche, spicca quella dal telefonino: ad essere colpito è il 34,6% della popolazione studentesca nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 21 anni.
Avvenire, 27.4.10

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