Il Corsera
di oggi riporta un articolo
relativo all'Accademia della Crusca. Diverse sono le considerazioni e
le novità, soprattutto circa i neologismi. Qui cito però un
passaggio relativo alla vexata quaestio sulla quale soffia chi
vorrebbe i nomi di mestieri resi curiosamente al femminile per par
conditio.
Quella della
Crusca mi sembra una posizione espressa con simpatica ironia; condivisibile.
A proposito,
«il» presidente» o «la» presidente della Crusca,
trattandosi di
una donna? «Il ministro, la ministra, o la ministro della Pubblica
istruzione, con l’apposizione di un antroponimo femminile»?
Risponde
Giovanni Nencioni: «La proposta di mantenere il titolo al maschile
anche quando la carica sia affidata a una donna continua l’uso
antico di usare il genere maschile come comprensivo del femminile
quando ci si riferiva a proprietà comuni a tutto il genere umano».
Del resto
«guardia, sentinella, guida» sono stati sempre «riferiti, finora
quasi esclusivamente, a nomi propri maschili senza scandalo dei
grammatici».
«Da
respingere con decisione», però, «è l’ircocervo “la
ministro”» esaltata da alcuni «come una combinazione salva
tutto».
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