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Europa. Serve, non sempre convince


Ormai è quasi una regola: quando i cittadini di un Paese europeo sono chiamati alle urne per votazioni nazionali o anche regionali, nel gioco elettorale irrompe l’Europa. Volente o nolente, il processo di integrazione comunitario viene chiamato in causa, non già in relazione al suo specifico processo politico e legislativo, ma rispetto alla crisi economica, alle sue pesanti conseguenze, ai tentativi di risposta confezionati in coabitazione fra le istituzioni di Bruxelles e i governi degli Stati membri.

L’Unione nelle urne. È accaduto - solo per rimanere all’anno in corso - in Francia, con le differenti posizioni più o meno europeiste di Sarkozy e Hollande, candidati all’Eliseo. È avvenuto in Grecia, con una nazione piegata dalla recessione e spaccata in due fra chi crede negli aiuti europei per risollevare l’economia interna e chi invece ritiene un giogo troppo pesante le richieste di austerità e di riforme da parte della troika (Ue, Bce, Fmi) in cambio di generose sovvenzioni al debito pubblico. Ancor più di recente, il voto catalano ha avuto come sfondo il rapporto tra Barcellona e Madrid, fra regione e Stato, ma dietro le rivendicazioni localiste o secessioniste non era difficile scorgere malumori antieuropei, più o meno giustificati. Del resto le simpatie e le antipatie per l’Ue sono affiorate per il ballottaggio delle presidenziali in Slovenia (2 dicembre) e in vista delle politiche in Romania (9 dicembre). E costituiscono il piatto forte della battaglia elettorale apertasi da tempo in Germania per le votazioni parlamentari del 2013, con la cancelliera Merkel in seria difficoltà in ragione degli esiti negativi per la sua Cdu in quasi tutte le recenti votazioni nei länder, di una fronda interna ai cristiano-democratici, di una opinione pubblica tedesca con forti sfumature euroscettiche. Solo in Italia, che sarà chiamata alle urne tra pochi mesi, l’Europa resta misteriosamente lontana dal dibattito pre-elettorale. Una prospettiva necessaria. Coinvolta a proposito o a sproposito nelle contese politiche dei singoli Stati aderenti, l’Unione europea rappresenta del resto una prospettiva necessaria, quasi una via obbligata nell’orizzonte del vecchio continente e di tutti i suoi Stati. Ciò vale sia per gli sviluppi economici (competitività internazionale, mercato unico, euro, unione bancaria, governance, unione economica e monetaria…), sia per le azioni in materia, ad esempio, di infrastrutture, ricerca, agricoltura, sicurezza, energia. Non di meno va riconosciuto che l’Ue favorisce la coesione territoriale e sociale, tende a promuovere una “unità nella diversità” in ambito culturale e formativo. L’Ue cerca inoltre di dare una “voce unica” ai 27 sulla scena mondiale, anche se in questo ambito l’unanimità richiesta per definire posizioni comuni di fatto determina la mancanza di una vera politica estera dell’Ue; il conflitto siriano e quello israelo-palestinese, nonché il voto all’Onu sulla Palestina, sono gli ultimi fronti sui quali l’Europa si è mossa a ranghi sparsi. Verso l’anno dei cittadini. Insomma, l’Europa serve ma non convince ancora. È quanto conferma, seppur indirettamente, l’ultimo rapporto sulla qualità della vita in Europa realizzato da Eurofound, agenzia Ue con sede a Dublino, specializzata in ricerche e progetti sul lavoro e la qualità della vita. Il sondaggio, condotto su un vasto campione di persone nei 27 Stati aderenti, rivela come siano prevalenti nelle opinioni pubbliche sentimenti di smarrimento e di pessimismo, di incertezza legata all’occupazione e ai redditi, con la percezione di un diffuso senso di infelicità, prevalente nei Paesi mediterranei e più colpiti dalla crisi (Grecia, Spagna, Portogallo, Italia). Al contrario, le popolazioni delle nazioni più “ricche”, dalla mitteleuropa fino alla Scandinavia, segnalano maggiore ottimismo e fiducia nel futuro. In qualche modo l’Ue sta diventando lo specchio dinanzi al quale gli europei ritrovano la propria immagine virtuale e la personale condizione di benessere o malessere. Nonostante tutto, è una conferma - pur debole e incerta - che l’Ue27 sta entrando nella vita dei suoi abitanti, ai diritti e alle prerogative dei quali sarà dedicato il prossimo, proclamato appunto Anno europeo dei cittadini.
Sir Europa

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