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Lettera aperta sul riposo domenicale

Rispettare il “giorno sacro della domenica” e fare in modo “che nessuno sia obbligato a lavorare di domenica e che, se richiesto, possa rifiutarsi senza pericolo di ritorsioni o di perdita del posto di lavoro”. È l’appello che mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Conferenza episcopale umbra, rivolge “agli uomini e alle donne credenti e di buona volontà”, nonché “ai sindacati” e “alle associazioni di categoria”, in una lettera aperta diffusa oggi. Con la missiva mons. Paglia risponde ai delegati e alle delegate del Commercio aderenti alla Cgil che, a inizio anno, avevano chiesto un contributo dei vescovi
dell’Umbria sulla questione del riposo domenicale. “Per il cristiano – ricorda mons. Paglia – le radici del riposo domenicale sono iscritte nell’atto stesso della Creazione. Un’azione che non è compiuta una volta per sempre. Il Signore chiede all’uomo e alla donna di continuare a rendere il mondo sempre più abitabile” e “la domenica è parte fondamentale di quest’opera creatrice che continua”. Inoltre, aggiunge il vescovo, “la domenica, per i cristiani, è divenuta il giorno in cui celebrare la vittoria di Gesù sulla morte, sul male, sull’oppressione, sulla solitudine”. Una “centralità del giorno del Signore” che, nel IV secolo d.C., portò 49 cristiani di Abitene a morire “pur di non tradire la celebrazione della domenica”.
“Il giorno di riposo – prosegue mons. Paglia – è assolutamente necessario per il bene e il benessere della famiglia, sia per la coppia di sposi, in quanto coppia, che ha pur bisogno dell’esperienza della gratuità e della libertà, sia per i figli che hanno urgente e grave bisogno di un dialogo permanente con il loro papà e la loro mamma”. Il presidente dei vescovi umbri esprime quindi vicinanza a quanti rivendicano “il diritto al riposo festivo”, evidenziando come questo sia “il primo diritto conquistato dagli operai, tutti legati alla dignità dell’uomo e della donna”, “patrimonio storico dei movimenti sindacali, ma anche della Chiesa cattolica”. “Fatti salvi i servizi essenziali, che naturalmente non possono conoscere sospensione ma solo equa turnazione, tutto ciò che attiene alla sfera commerciale – precisa il vescovo – può e dev’essere subordinato al diritto divino e umano al riposo”. Oltretutto l’apertura festiva dei negozi, “lungi dal costituire un incentivo alla spesa, ha avuto, come unico effetto, quello di diluire gli acquisti nell’arco della settimana”. Da qui l’invito “agli uomini e alle donne credenti e di buona volontà, ai sindacati, alle associazioni di categoria di unirsi in un’azione comune volta alla salvaguardia dei valori umani, cristiani, familiari, sociali, sui quali non può non fondarsi la vita di ogni uomo e ogni donna e la salvaguardia dell’intero creato”.

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