Mi sembra assurdo mettere in carcere
una persona che è stata ministro dell’Interno solo perché ha
aiutato a trasferire un amico già latitante.
Le parole sono di
Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio e leader di Forza
Italia, condannato per frode fiscale e affidato ai servizi sociali in
una residenza per anziani di Cesano Boscone una volta a settimana.
Certo, non sono cose che capitano a
tutti. Avere un amico, Claudio Scajola, con il quale si è fondato
insieme un partito che ha raccolto
decine di milioni di voti popolari
nell’arco di vent’anni. Aver lavorato gomito a gomito in diversi
governi della Repubblica, in posizioni di assoluto primo piano come
certamente sono la guida del Governo e la direzione del ministero
dell’Interno. Aver proposto agli italiani una rivoluzione liberale
e aver registrato insieme amare sconfitte. Aver vissuto alterne e
talvolta clamorose vicissitudini giudiziarie. Aver sperimentato l’uno
l’affidamento ai servizi sociali, l’altro le patrie galere.
Ecco, sono tutte cose che è difficile
che accadano ai cittadini normali, a tutti quanti noi, gente comune.
E come potrebbe? Berlusconi e Scajola sono entrambi l’icona
dell’eccezionalismo politico e culturale del nostro Paese,
eternamente sospeso fra tragedia e commedia all’italiana.
Consoliamoci con un’amara risata, nella speranza di non dover
piangere tutti.
Agensir
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