Ramallah, nel cortile della parrocchia il primo ristorante italiano. Graditi i pellegrini col formaggio grana...
“Il nostro
è un tentativo per dare qualche possibilità in più ai giovani
palestinesi. Ci siamo interrogati e siamo giunti alla conclusione che
il settore turistico offre numerosi sbocchi lavorativi, nonostante la
crisi”: così padre Mario Cornioli, sacerdote fidei donum a Beit
Jala, in Cisgiordania, spiega alla MISNA la scelta della parrocchia
della Santa Famiglia a Ramallah di aprire all’interno del suo
cortile ‘Mediterraneo’ il primo ristorante italiano nei Territori
Palestinesi.
“I
ragazzi, in tutto 16 – maschi e femmine tutti iscritti al liceo –
avevano iniziato i corsi di cucina italiana un anno fa, quando alcuni
locali della parrocchia sono stati adibiti al corso di formazione”
racconta Abuna Mario, come lo chiamano da queste parti. Il progetto è
stato
realizzato grazie alla Confartigianato italiana, che ha
finanziato e progettato per il Patriarcato latino di Gerusalemme, una
cucina per poter effettuare i corsi di chef.
“I ragazzi
sono diventati bravi e noi ci siamo detti: perché non spingerci
oltre? E così abbiamo allestito nel cortile della parrocchia i
tavoli e tutto l’occorrente per un piccolo ristorante” racconta
il religioso, da anni impegnato in Terra Santa.
L’inaugurazione
del ‘Mediterraneo’ si è tenuta alla presenza di personalità
italiane e palestinesi.“È stato un momento di grande convivialità
e scambio culturale reciproco” assicura il sacerdote, i cui
studenti – sotto la direttiva dello chef Angelo Bruno – adattano
le ricette della cucina italiana agli ingredienti che è più facile
trovare nei dintorni di Ramallah.
“Non è
difficile, si trova quasi tutto, ma per alcune cose, non ci spaventa
chiedere aiuto” osserva il religioso, “come ad esempio per il
parmigiano: abbiamo domandato ai pellegrini italiani di portarcene un
po’ dall’Italia quando passano di qui”.
[AdL]
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