Domani Papa Francesco
inaugurerà a Rio de Janeiro un polo sanitario di altissima
qualificazione, all'interno dell'ospedale "São Francisco de
Assis na Providência de Deus", nel popoloso quartiere di
Tijuca. Un esempio concreto e virtuoso, spiega monsignor Gandolfo,
responsabile del Comitato per gli interventi caritativi a favore del
Terzo Mondo, di come la Chiesa italiana utilizza i fondi che tanti
cittadini destinano attraverso la dichiarazione dei redditi.
L’ospedale
“São Francisco de Assis na Providência de Deus” - con i suoi
600 posti letto,
22 reparti, 350 medici e 500 infermieri - sorge a
Tijuca, nel popoloso quartiere di Rio de Janeiro. Mercoledì 24
luglio, quando in Italia sono le 23.30, Papa Francesco vi inaugurerà
una nuova sezione, un “Polo di attenzione integrale alla salute
mentale”, destinato soprattutto alla cura e al recupero dei giovani
tossicodipendenti.
A Rio il
problema si è amplificato sensibilmente con la diffusione, a partire
dal 2000, del “crack”, una sostanza stupefacente altamente
pericolosa per il grado di elevata dipendenza e d’istinti violenti
che induce, disinibendo i principali centri di controllo del sistema
nervoso centrale. Di conseguenza, spesso porta all’alienazione
sociale o comunque a forme di psicosi.
L’associazione
che dal 1985 sostiene l’ospedale - e di cui porta il nome - si è
fatta promotrice del progetto, nella consapevolezza di dover
affrontare il problema all’interno di una politica di salute
pubblica: necessita del coinvolgimento di strutture e di
professionisti che, lavorando in équipe, siano in grado di portare
avanti un itinerario educativo, che abbracci dalla prevenzione al
sostegno della famiglia, nonché tutte le fasi di trattamento con i
pazienti.
Di qui
l’esigenza di ristrutturare radicalmente un’ala dell’ospedale
“São Francisco de Assis”, per destinarla a tale servizio. Alla
realizzazione di quest’opera, dalla forte valenza sociale, si è
giunti grazie al contributo economico della Conferenza episcopale
italiana.
“Questa
non è che una delle tante forme di sostegno che il Comitato per gli
interventi caritativi a favore del Terzo Mondo - spiega il
responsabile del Servizio, monsignor Giovanni Battista Gandolfo -
porta avanti nei Paesi in via di sviluppo: un impegno caritativo che
è il fiore all’occhiello della Chiesa italiana, con circa un
migliaio di progetti approvati ogni anno. I finanziamenti? Derivano
dai fondi dell’8 per mille, quindi sono frutto della fiducia che
porta il cittadino italiano a firmare ogni anno la dichiarazione dei
redditi per la Chiesa cattolica”.
In cifre si
tratta di oltre 80 milioni di euro, che costituiscono la possibilità
di sostegno a innumerevoli iniziative. “Sono essenzialmente tre gli
ambiti della nostra presenza - spiega ancora monsignor Gandolfo -:
quello sanitario, all’interno del quale ricade il progetto
dell’ospedale di Rio, e dove il nostro sostegno va a quanti si
prendono a cuore la prevenzione, la cura e l’accompagnamento dei
più bisognosi; quello della formazione, con particolare attenzione
alla donna: qui accompagniamo progetti d’inserimento scolastico,
volti a favorire sia l’insegnamento basilare sia l’apprendimento
di un mestiere; infine, il settore culturale, con il quale si cerca
non solo di vincere l’analfabetismo, ma anche di favorire le
condizioni per il conseguimento di un diploma o di una laurea,
promuovendo quindi il sapere della persona”.
Agensir
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