Passa ai contenuti principali

Primo incontro europeo di pastorale di strada


Esplorare nuove forme di promozione della dignità della persona umana che vive on the road; sensibilizzare ed educare gli automobilisti a una guida sicura: sono alcuni degli obiettivi che si propone il primo incontro europeo di pastorale della strada, in programma a Roma dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi nella sede del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L'iniziativa - informa un comunicato del dicastero organizzatore - segue quella per l'America Latina svoltasi nell'ottobre 2008 a Bogotá, in Colombia. Il tema è tratto dal racconto dei due discepoli di Emmaus: "Gesù in persona si accostò e camminava con loro (Luca, 24,
15). Pastorale della strada: un cammino insieme", e nelle quattro giornate dei lavori, vescovi, sacerdoti, religiosi, membri di associazioni di apostolato e volontari si confronteranno a livello continentale sulle sfide poste alla Chiesa dagli utenti della strada - automobilisti e camionisti - e della ferrovia, dai ragazzi e dalle donne di strada, e dai senza fissa dimora, al fine di promuovere un'"etica della strada" degna e cristiana. Questo tipo di pastorale, del resto, abbraccia un'ampia categoria di persone che hanno stili di vita fuori dagli schemi abituali e non sono raggiungibili dall'ordinaria cura parrocchiale.

L'incontro di Palazzo San Calisto intende esprimere la sollecitudine del Pontificio Consiglio guidato dall'arcivescovo Antonio Maria Vegliò per questo tipo specifico di pastorale. Un'attenzione rinata nel 2003, in occasione del raduno europeo dei direttori nazionali, seguito da un secondo incontro tenutosi tre anni dopo. Nel contempo si è svolta una serie di riunioni internazionali sui vari aspetti di questa preoccupazione pastorale: per i ragazzi di strada nel 2004, per la liberazione delle donne di strada nel 2005 e per la cura dei senza fissa dimora nel 2007, anno in cui sono stati pubblicati gli "Orientamenti per la pastorale della strada". Al momento della sua divulgazione il documento ebbe una vasta eco nei mezzi di comunicazione, poiché contiene anche una sorta di "decalogo" dell'automobilista, in analogia con i Comandamenti del Signore. Tra questi: cortesia, correttezza e prudenza; l'automobile non sia espressione di potere; sostieni le famiglie delle vittime di incidenti; fa' incontrare la vittima e l'automobilista aggressore affinché possano vivere l'esperienza liberatrice del perdono. La struttura degli Orientamenti del 2007 costituisce la base delle tavole rotonde e dei gruppi di studio che animeranno l'incontro della settimana prossima. Nel comunicato reso noto venerdì 25 settembre, il Pontificio Consiglio riporta anche alcuni dati sulla realtà della mobilità umana nel vecchio Continente, caratterizzato da una serie di necessità e problemi particolari che richiedono attenzione e valutazione costanti e specifiche. Per questo nell'Unione europea sono già in atto importanti iniziative per l'applicazione di strumenti legali, a cui va aggiunto il lavoro di numerose Ong, organizzazioni caritative e programmi civili ed ecclesiali che si prendono cura di tante difficili situazioni. L'esame dei quattro ambiti di attenzione pastorale nel corso dei lavori contribuirà a far luce non solo sull'ampiezza del compito ma anche sulla necessità di risposte urgenti. Il primo, dunque, riguarderà gli utenti della strada - automobilisti, camionisti e quanti sono al loro servizio - e della ferrovia. Dal primo incidente mortale, avvenuto nel 1896, a oggi la strada ha mietuto trenta milioni di vite umane. Le ultime statistiche indicano che negli incidenti restano coinvolti ogni giorno tremila adulti e cinquecento bambini, mentre ogni anno i morti sono 1,2 milioni e i feriti cinquanta milioni. Benché oltre l'85 per cento di questi infortuni avvenga nei Paesi a basso e medio reddito, nel corso del 2008 nei Paesi europei sono morte 43.000 persone in incidenti stradali, mentre quasi due milioni sono rimaste ferite, anche in modo grave. Va infine ricordato che solo il 16 per cento di queste morti in Europa sono attribuibili ai camionisti. Di contro nel continente il 44 per cento dei beni viaggia su strada, con un numero di autoarticolati che, entro il 2010, avrà avuto un aumento pari al 50 per cento rispetto al 1988. Il secondo ambito riguarderà la pastorale delle donne di strada, che pone la Chiesa di fronte a una rete complessa di atteggiamenti culturali e sociali connessi al modus operandi della stessa industria legata al crimine e al traffico di esseri umani. La risposta pastorale in Europa si trova di fronte a tre modelli legislativi riguardanti il fenomeno della prostituzione: il proibizionismo, il regolamentarismo e l'abolizionismo. Dopo la caduta del sistema sovietico, in molti Paesi dell'Europa centrale e orientale la prostituzione ha conosciuto un vero e proprio boom. In particolare il trafficking è diventato un problema grave in tutto il Continente. Ogni anno, infatti, un numero sempre più elevato di persone, per la maggior parte donne e bambini, sono vittime del traffico a scopo sessuale. Questo fenomeno ha raggiunto livelli senza precedenti, tanto da essere considerato una nuova forma di schiavitù. Poiché ogni Paese e regione presenta questioni e problemi specifici legati alla sua ubicazione, chiaramente influenzati dal contesto socio-economico, ciò rende necessario il ricorso a metodi specifici, centrati sulle necessità continentali, nazionali e locali. Occorre anche sviluppare una rete a livello globale e regionale al fine di stimolare il sostegno reciproco e lo scambio di informazioni per quanti partecipano a questo ministero pastorale. Terzo ambito: i ragazzi di strada. Oggi non c'è città europea in cui non siano presenti, anche se sono spesso visibili. Il problema è globale e in ascesa e ha origine dalla povertà e da ciò che ne consegue: migrazione, disgregazione delle famiglie, abusi, abbandoni, incuria. Benché manchino dati concreti su questi ragazzi, è presumibile che il loro numero si aggiri tra i 150.000 e 250.000. Un programma europeo di ampia portata che veda coinvolti gli Stati membri dell'Ue e i network europei delle Ong potrebbe contribuire, assieme alle iniziative ecclesiali, a risolvere il problema in maniera "sostenibile". Secondo una valutazione prudente ci sarebbero annualmente 1,2 milioni di bambini oggetto di traffico a scopo di lavoro o di sfruttamento sessuale. Infine, l'ambito dei senza fissa dimora: universo complesso, fatto di persone, itinerari e situazioni molto diversi tra loro. Si stima che ci siano attualmente oltre un miliardo di senza tetto nel mondo. Migrazioni interne e internazionali, povertà, disgregazione familiare, malattie mentali e dipendenza sono solo alcune delle cause che portano le persone a vivere sulla strada. Per molti ciò significa la perdita non solo di un tetto, ma del luogo che dà dignità, sicurezza e salute. In Europa i Paesi differiscono largamente nella risposta a questi problemi, nella raccolta di dati e nelle legislazioni. Poiché la definizione esatta di homelessness non è delineata chiaramente e può includere il dormire all'aperto o in speciali ricoveri, una sistemazione temporanea o dopo il soggiorno in istituti penali o medici ecc., le cifre esatte del fenomeno non sono facili da accertare. Si ritiene che circa tre milioni di persone abitino on the road, su un totale di 460 milioni di abitanti, il che equivale a un individuo ogni 153. La cura pastorale per quanti hanno fatto della strada la propria dimora, necessita di una varietà di risposte sostenute da una maggiore comprensione del significato esatto della stessa homelessness, mancanza di fissa dimora. L'incontro di Palazzo San Calisto testimonia ancora una volta l'esistenza e la varietà di una risposta ecclesiale nei riguardi dei più poveri. In linea con gli "Orientamenti per la pastorale della strada", esso mira a considerare la risposta della Chiesa alle necessità del mondo della mobilità umana e a identificare nuove strategie di evangelizzazione. Da parte sua il Pontificio Consiglio ritiene di poter ampliare in tal modo la comprensione di questa pastorale, per offrire aiuto e incoraggiamento a quanti sono impegnati in questo apostolato, attraverso le Conferenze episcopali e le loro commissioni nazionali per la mobilità umana.



(©L'Osservatore Romano - 27 settembre 2009)

Commenti

Post popolari in questo blog

La "Madonna che scioglie i nodi" c'è pure a Lainate!

L’acqua calda è già stata trovata. Lo so. Ma sentirselo ricordare è sempre salutare. In questo blog, ad esempio, avevo associato recentemente la figura di papa Francesco col quadro della Madonna che scioglie i nodi. Un’opera fino ad allora a me sconosciuta e che subito mi ha preso. Ciò che non sapevo ancora però è che la devozione a questa immagine esiste pure da tempo nella nostra diocesi ambrosiana. Me lo ha segnalato la sig.ra Emilia Flocchini, della Comunità Pastorale Maria Madre della Chiesa e San Barnaba in Gratosoglio a Milano. Dopo aver letto il mio post mi ha scritto a completamento: “L'elemento interessante sta nel

Buon Natale, nucleo famigliare!

La Natività  (olio su tela, 50×40 cm) di Julio Padrino.  Dipinto realizzato in occasione della 45a rappresentazione del presepe vivente di Cerqueto (2011).   È una scena intima, realistica, questa di Padrino. Quasi una fotografia. Le figure sono proporzionate e non interscambiabili. Il padre non fa capolino dalla cornice, ma partecipa a pieno titolo nel quadro. Il mood non è sdolcinato: c'è qualcosa che impensierisce, ma l'incoraggiamento reciproco prevale. Credo che qualche versetto di Matteo possa fungere da buona didascalia, o almeno io così li leggo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Giuseppe fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie. (Matteo 1,20; 24) A conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia ed in preparazione a quello ordinario, il Natale di quest'anno ci chiede di

Donne nude di una tribù trattate come animali da circo. E' polemica

Siamo nelle Isole Andaman, in India. Un video (pubblicato dal sito dell'Observer) mostra delle donne di una tribù primitiva protetta che danzano per i turisti in cambio di cibo (oppure dopo bicchieri di vino versati da un poliziotto per il quale avevano dato spettacolo). Il video ha provocato la collera dei movimenti umanitari e ha determinato l'apertura di un'inchiesta. Secondo la legge indiana varata per proteggere i gruppi tribali dalle contaminazioni esterne, dai pericoli e dalle malattie, è proibito fotografarle, riprenderle ed entrare in contatto con loro. Il ministro indiano degli Affari Tribali, V. Kishore Chandra Deo. ha assicurato che prenderà delle