Oggi sono intervenuto a "l'Opinione" di Radio Marconi. Ecco il mio intervento
I giornali
riportano la notizia della possibile riduzione degli Ambrogini d'oro: da 70 a 15 soltanto. Mancano ancora diversi mesi alla data
tradizionale di consegna, ma forse è bene già parlarne. Lei cosa pensa la
riguardo?
Leggo questa notizia
dandone, nel suo complesso, un giudizio positivo. Certamente la
riduzione del numero dei premi non
significa automaticamente garanzia
di migliore qualità, tuttavia imporrebbe un filtro certamente di
grana più fine per quanto riguarda i criteri di assegnazione,
richiedendo al contempo necessariamente un accordo più condiviso
all'interno della giuria istituzionale. Ma anche sollecitando una
partecipazione più attenta da parte dei proponenti. Credo che un
anello debole stia pure qui. Chi avanza le candidature? Con quale
capacità rappresentativa? Quale operazione di ricerca di consenso?
Il premio dovrebbe
esaltare il merito. Per lei è sempre così?
È curioso come, in
diversi campi, abbondino le attestazioni di merito quanto più si
riduce la meritocrazia. Riportare un certo equilibrio è quindi
operazione sana.
Il rischio per tutti gli
attestati è quello di premiare le evidenze, più che le eccellenze.
Cioè quelle figure che hanno maggiore visibilità. Questo vale per
diversi campi. Penso ad esempio - in altro ambito - alle
Associazioni, alle ONG... che fanno fundraising, raccolta di fondi:
spesso chi ha più capacità di rendersi mediaticamente visibile -
raccogliendo anche di più - non è detto che abbia pure una
ramificazione territoriale così estesa o che sia la più eccelsa tra
quelle che meritano.
Quali criteri aggiustare e/o immettere per dare maggiore valore a questo tradizionale
riconoscimento?
Il premio civico dato a
qualcuno dovrebbe gratificare non soltanto la eccezionalità del
singolo (persona o ente), bensì l'ordinarietà, la ferialità, del
lavoro che sta dietro al soggetto. Non dimentichiamo che le
benemerenze civiche sono sempre a vantaggio della collettività. Dare
un riconoscimento, prima di tutto, è un atto educativo che propone
l'emulazione; oltre ad essere un gesto di gratitudine per chi ha
operato in un campo e continua a farlo. Credo forse che sia
necessario ribilanciare così l'Ambrogino. Immaginando con fantasia
come poter da seguito e non solo lustro agli sforzi premiati. Qui
entra in gioco il criterio della milanesità. Non tanto perchè si
scartino - quasi su base etnica - personaggi non milanesi, bensì
perchè si scelgano progetti che avvantaggino il territorio milanese,
chiunque sia l'agente.
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