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Unione Europea. Oggi il 61° della Dichiarazione Schuman

Una ricorrenza storica, ma non una vuota celebrazione. Con questo spirito le istituzioni Ue intendono sottolineare la Festa d’Europa che cade il 9 maggio a ricordo della Dichiarazione del 1950 dell’allora ministro degli esteri francese Robert Schuman, che diede avvio al processo di integrazione comunitaria. Nel week end, nella data del 9 maggio e nei giorni successivi sono state organizzate decine di manifestazioni a Strasburgo, Bruxelles, Lussemburgo (le tre città dove hanno sede le principali istituzioni dell’Ue27), Madrid, Berlino, Milano, Lubiana, Dublino, Sofia,
Copenaghen... Firenze ospita, in particolare, il Festival d’Europa, una grande iniziativa rivolta soprattutto ai giovani, dove i riflettori sono puntati su lavoro, mobilità giovanile, formazione. In altri casi al centro degli eventi sono stati collocati ulteriori temi di interesse europeo, a partire dalle migrazioni, dall’ambiente, fino al volontariato, in corrispondenza dell’Anno europeo dedicato appunto al volontariato.
In vista della Festa d’Europa, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha rilasciato una dichiarazione in cui ne ripercorre il significato. E nel ricostruire le vicende che portano dal 9 maggio 1950 alla creazione della Ceca, poi alla Cee fino all’attuale Ue, Barroso ha affermato che “Schuman era un pragmatico visionario”. Egli “sapeva che l’Europa non sarebbe stata costruita in un giorno, ma con passi progressivi e realizzazioni concrete”. Da qui l’impegno dell’Ue a “giungere a nuove conquiste”, “in uno spirito di reciproca solidarietà e responsabilità e per il bene dei nostri cittadini”.
Solidarietà e responsabilità: due principi che vengono indicati anche in relazione alla politica estera e di vicinato della stessa Unione. Ovviamente il primo pensiero corre alla situazione in nord Africa, che chiama in causa l’Europa per varie ragioni (democrazia, pace, sviluppo…), fra cui quella più immediata ed evidente, ossia gli sbarchi di profughi sulle coste italiane. Proprio questi temi vengono affrontati dal 9 al 13 maggio, a Istanbul, con la quarta Conferenza dei Paesi meno avanzati (Pma), cui l’Ue aderisce in qualità di primo donatore mondiale. Sempre Barroso ha dichiarato a questo riguardo che “il mondo si riunisce a Istanbul per accelerare lo sviluppo ed eliminare l’indigenza nei Paesi più poveri della comunità globale. L’Unione europea continuerà a svolgere un ruolo guida in questo processo”.
Tale incontro, che vedrà la partecipazione di rappresentanti politici di un gran numero di nazioni, fornirà “un’opportunità chiave per l’incontro tra i donatori e per un nuovo impulso al sostegno offerto” alle nazioni colpite da indigenza, malattie, carestie, ritardo sociale, economico e tecnologico. La Commissione intende dunque “riaffermare il proprio impegno nell’aiutare” questi popoli, essendo il principale donatore con 15 miliardi di aiuti l’anno. Ma Barroso incita anche “gli altri partner ad allinearsi all’obiettivo dell’Ue di destinare lo 0,15-0,20% del proprio Pil ai Paesi meno avanzati”, rivolgendo l’appello sia alle maggiori economie del mondo, come Stati Uniti e Giappone, sia ai Paesi “emergenti” come Cina, Brasile, India. Il capo dell’Esecutivo chiarisce molto opportunamente: “Questa tangibile solidarietà europea è dettata da un senso di giustizia, ma anche da una necessità strategica; soltanto attraverso un partenariato globale rinnovato possiamo affrontare le sfide odierne, che vanno dall’instabilità politica alla sicurezza alimentare e al cambiamento climatico, e offrire prospettive di una vita migliore a milioni di persone”.
Andris Piebalgs, commissario europeo responsabile dello sviluppo, che sarà a Istanbul con la delegazione Ue, puntualizza: “Ci impegneremo a fondo per affrontare le cause alla base della povertà, che spesso spinge i popoli alla radicalizzazione e alla disperazione. Questi interventi sono inoltre fondamentali per creare un ambiente favorevole allo sviluppo sostenibile e liberare il potenziale dei Paesi più poveri del pianeta”. Riaffermare la solidarietà verso chi ha meno mezzi e opportunità, e nutrire una visione aperta delle relazioni internazionali, rappresenta già di per sé una modalità intelligente di ricordare la Festa d’Europa.
Gianni Borsa - Bruxelles (SIR Europa)

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