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Dalla Lombardia alla Perdonanza de l'Aquila

Perché andrà a l’Aquila? «Per mettere una didascalia a qualche foto». Don Massimo Pavanello, delegato per la pastorale del turismo e dei pellegrinaggi della Lombardia, risponde con una battuta. Ma l’argomentare è serio. Come serio è ciò che si aspettano i vescovi abruzzesi dall’anno giubilare: “Anche nella tragica esperienza del terremoto, hanno detto, l’invito è a riscoprire la vocazione universale alla santità, ad approfondire la ricerca di Dio attraverso la via del silenzio e a riscoprire il valore della natura come dono di Dio da ‘usare’ e non da ‘abusare’ educando a stili di vita di sobrietà e di solidarietà”.
Don Massimo, il 28 e 29 agosto lei sarà in Abruzzo per le celebrazioni di S. Celestino. Cosa significa questa sua presenza?
Parteciperò - con qualche confratello, in rappresentanza di tutti gli uffici di pellegrinaggio delle diocesi lombarde - all’apertura dell’anno celestiniano nel giorno della Perdonanza. Una data simbolo per l’intera città abruzzese. Il suo volto.
Dopo il terremoto anche i nostri uffici si sono chiesti cosa fare per rendersi vicini a quei fratelli. Durante la primissima fase, quella dell’emergenza, altre competenze diocesane si sono prontamente mosse e continuano ad operare. Ora è tempo pure per noi. E lo facciamo in coerenza col nostro specifico: la preghiera in occasione dell’indizione di un anno giubilare e di un pellegrinaggio.

Una sorta di gemellaggio spirituale, quindi, dopo quelli dell’aiuto concreto?
Per la verità mi pare che i due piani non siano mai stati divisi. E che la spinta alla generosità di molti sia stata subito supportata da una buona qualità motivazionale. Le scene di altruismo che tutti abbiamo visto non possono che rimandare a sfere superiori di senso. Tuttavia - e questo spiega la mia battuta iniziale - qualche volta può tornare utile mettere una didascalia esplicita anche a quelle immagini che forse già “parlano da sé”.
E questa didascalia intercetta il sentire del popolo abruzzese che trova in una ricorrenza religiosa il proprio profilo condiviso oltre che dei doni da partecipare.

Sembra che lei stia ipotizzando una relazione che prevede uno scambio alla pari…
Esattamente. I tragici fatti potrebbero consegnare l’idea di un Abruzzo in attesa di aiuti e al momento incapace di contraccambiare. Ritengo invece che partecipare alla festa della Perdonanza – e quindi rilanciare il suo messaggio alle nostre diocesi – sia un’opportunità preziosa. Anche nell’attuale precarietà, infatti, gli aquilani hanno qualcosa da donare. Non possiamo sottostimarlo. Qualcuno mi ha detto: “Ma quella della Perdonanza è una festa che i lombardi non conoscono e non sentono! Cosa ti aspetti?”.
Forse è vero. Ma proprio questa consapevolezza ci rende meno “creditori” con quei fratelli.

Quali sono i doni che lei individua nella festa aquilana?
Sono principalmente quelli del principio di realtà. La Perdonanza evoca congiuntamente due aspetti: il peccato e la Grazia. Riconoscere il primo predispone ai doni spirituali. Accogliere la seconda fa ottenere quei beni. Radice per entrambi è l’umiltà che genera speranza. Una radice che trova nel sacramento un’evidenza singolare. Pensi, ad esempio, che il mio omologo abruzzese, don Carmelo Pagano Le Rose, mi ha chiesto prima di tutto la disponibilità per le confessioni poiché è tradizione che tra il 28 e il 29 di agosto si confessi tutta la notte.

Da quel giorno poi l’urna di Celestino pellegrinerà nelle Chiese di Abruzzo e Molise. Come diocesi lombarde pensate di partecipare anche a questo livello?
Senz’altro proporremo per i nostri fedeli alcuni pellegrinaggi nella Regione. Tanti sono i luoghi significativi che lì si trovano: dal santuario di S. Gabriele, caro agli studenti, agli eremi di Celestino. Dal percorso più devozionale a quello di chi vuole camminare a piedi nella natura… In un certo qual modo poi è pure un’occasione per contribuire economicamente alla ripresa di quella terra.

Foto: anche il Papa ha reso omaggio all’urna di S. Celestino salvata dalle macerie del terremoto

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