Antonio Staglianò, vescovo di Noto e membro della Commissione Cei per la cultura e le comunicazioni sociali, analizza l’attribuzione di "patrimonio dell’umanità" a quattro famose processioni italiane: "Si riconosce che la fede, nelle sue forme semplici e popolari, ha una grande valenza culturale, dove la cultura è intesa come luogo in cui l’uomo diventa più uomo". I rischi del folklorismo, del "fissismo" e delle commistioni mafiose. La Macchina di Santa Rosa a Viterbo, i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari: sono queste le quattro processioni italiane riconosciute dall’Unesco come “patrimonio dell’umanità”. Anche la pietà popolare, quindi, è “cultura”: ma qual è il confine tra cultura e folklore, religiosità di popolo e devozionismo? Ne abbiamo