«Qualcuno potrà definire questo come uno spazio in cui l’amore può circolare, in cui le varie presenze sono compaginate attorno a una ricerca di vita piena, di respiro, di libertà interiore. Tutto ciò significa riconoscere quel luogo come santuario». ltre quarant’anni fa ero un giovane studente di economia, profondamente convinto della mia fede, intenzionato a impegnarmi in politica da cristiano, attento al nuovo soffio che spirava dal Vaticano II. Decisi di recarmi in pellegrinaggio a Montserrat, un santuario di cui avevo sentito tanto parlare, anche come oasi di libertà sotto il regime franchista. E fu in quella chiesa – che oltre all’immagine venerata della Vergine di Montserrat
Homo sum, humani nihil a me alienum puto (Publio Terenzio Afro)